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Molte costituzioni di questo degno sacerdote tuttavia come dommi si riveriscono ed osservano; che monta ei fosse quello che fu, e che piglia fastidio ridire? Quanto a fede poteva disgradarne i più solenni fra i santi padri. Perciò che spetta noi altri scrittori, noi dobbiamo professargli obbligo grande, ed è la censura della stampa confidata ai Vescovi, ed ai Vicari. La tirannide per istinto sente la ingiuria della libert

Dopo le favole vengono nel libro italiano le regole della civiltá; e su queste non ha luogo censura di rilievo, salvo che potrebbono essere meno aride e piú rivolte alla vera decenza morale che non all'esterna decenza delle abitudini.

mai il caro artista, voleva piegarsi, per Iddio, all'amore dei tempi moderni, così ragionevole, e dagli altari, e dal Sindaco benedetto. E per quel suo malaugurato istinto delle mele proibite, caddero sul di lui capo malanni pubblici e privati, oltre alla censura della odierna imperante, concreta societ

Il Poeta diede a questo canto l'argomento che siegue: «Nel XVII si narra la battaglia fra Ottomano e' Rodiani, mentre Amedeo era contra Turchi in riva al mareLa prima censura del cav. d'Urfè cade sopra un punto di tattica militare.

Ora tu che leggi pensa come si potesse distrigare questa matassa massime in istato pretesco col Papa re, e Cardinali, senatori, i quali Cardinali deliberavano in segreto; ed in aggiunta con la censura mantenuta, e i minimi offici esercitati da cattolici, apostolici, romani.

La prima censura che intesi farsi ai deputati, è di essersi recati al quartier generale del principe a Mantova, in vece di prendere la via piú breve e piú diretta per Parigi, ove si trovano i sovrani alleati. Parvero sorgere da ciò diffidenza e sospetto di parzialit

Ma il severo Cav. d'Urfè non si lascia vincere dalle delizie poetiche; e rimprovera il Chiabrera nella forma seguente: «Il y a peu d'apparance en la description du lieu qu'Amedee trouve, estant si beau, si delicieux, et tant de beaux arbres et telle quantité d'oyseaux si rares, n'y ayant apparance qu'ou les armees si grandes sejournent les lieux soient si bien conservez et le oyseaux si prives.» È censura da non dispregiare.

E perciò ogni prencipe ed ogni republica vorrá restare nell'onorata sua magnificenza, per non cadere in quella giusta censura, cosí santamente in tal proposito dal detto Cassiodoro descritta nel preallegato capitolo: Omnis quidem utilitas publica, ecc., la quale è questa: «Quidnam erit tutum, si in nostra peccetur effigie?». E similmente tutte le monete, cosí d'oro come d'argento, finora fatte, che tassate saranno con l'ordine nel capitolo XLI dimostrato, accettate saranno indifferentemente da tutte le nazioni: imperoché si piglieranno e si spenderanno solamente per i valori dati loro per la rata del puro e del fino, che in esse ed in ciascuna di loro si troverá essere, secondo la tassa reale ed universale giá detta; la qual potrá esser fatta sotto una regola istessa in tutti i luoghi e paesi, ed in qualunque castello, giurisdizione, cittade e regno.

Questi accademici un giorno vennero fuori con una proposta letterariamente liberticida: qualunque componimento poetico da leggersi in pubblica adunanza doveva prima sottoporsi alla censura preventiva d’una commissione. Non bastava quella del Governo per la stampa, se ne voleva creare un’altra per la lettura!

Ma il piú acerbo avversario d’Arcangela fu Lodovico Sesti (Lucido Ossiteo), che nel 1656 stampò a Siena una Censura dell’Antisatira dedicandola al granduca Mattia di Toscana. Cotesto