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Pieno di ineffabile compassione e contristato dal rimorso d'essergli stato molesto in vita: Ma come? ripigliai con ansia. Oltrepassando il campo laggiù, precipitò entro una via incassata e tolta alla vista dagli spineti che le crescono ai margini. C'è poca speranza di salvarlo, e tutta la certezza ch'ei non ridiventi mai l'uomo di prima.

Avrebbe versato tutto il suo sangue perchè egli fosse tornato quale era, giuocatore, amante del gaudio, divoratore di patrimonii, lepido, forte, noncurante. Sentiva d'amarlo con le più delicate fibre del cuore, d'essergli legato per mille affinit

Al tempo in cui l'ultimo fu consumato, nell'anno 1584, quattro scellerati, senza sapere l'uno dell'altro, un inglese, uno scozzese, un francese e un lorenese, stavano a Delft, dove si trovava il principe di Orange, aspettando tutti e quattro l'occasione di assassinarlo. Oltre a questi, c'era da qualche tempo un giovane di 27 anni, della Franca Contea, cattolico, che si faceva passare per protestante, di nome Guyon, figlio di Pietro Guyon che era stato giustiziato a Besançon per aver abbracciato il calvinismo. Questo nominato Guyon, il cui vero nome era Baldassarre Gerard, faceva credere d'esser fuggito alle persecuzioni dei cattolici, menava una vita austera, assisteva a tutti gli esercizi del culto evangelico; in poco tempo, si era acquistato la fama di santo. Dicendo d'esser andato a Delft per domandar l'onore d'essere ammesso al servizio del principe d'Orange, ottenne colla raccomandazione d'un ministro protestante d'essergli presentato; gl'ispirò fiducia; e fu da lui destinato ad accompagnare il signor di Schonewalle, inviato degli Stati d'Olanda alla corte di Francia. Poco tempo dopo tornò a Delft per dare al principe Guglielmo la notizia della morte del duca d'Angiò; e si presentò al convento di Sant'Agata dove il principe soggiornava colla sua corte. Era la seconda domenica di luglio. Guglielmo lo ricevette nella sua camera, stando a letto. Eran soli. Baldassarre Gerard ebbe forse in quel momento la tentazione d'ucciderlo: ma non aveva armi, si contenne, e dissimulando la sua impazienza, rispose tranquillamente a tutte le domande. Guglielmo gli diede una piccola somma di denaro, gli disse di prepararsi a ripartire per Parigi e gli ordinò di tornare il giorno seguente a prender le lettere e il passaporto. Col danaro ricevuto dal principe, il Gerard comprò due pistole da un soldato (il quale s'uccise quando seppe a che uso le sue armi eran servite) e il giorno dopo, il dieci luglio, si ripresentò al convento di Sant'Agata. Il principe Guglielmo, accompagnato da parecchie dame e signori della sua famiglia, scendeva le scale per andare a desinare in una sala a terreno, e dava il braccio alla principessa d'Orange, sua quarta moglie; quella gentile e sventurata Luisa di Coligny, che nella notte di san Bartolommeo aveva visto uccidere ai suoi piedi l'ammiraglio suo padre e il signor di Téligny suo marito. Baldassarre gli andò incontro, lo arrestò e lo pregò di firmare il suo passaporto. Il principe gli disse di ripassare più tardi ed entrò nella sala. Nemmeno un'ombra di sospetto gli era passata per la mente. Ma Luisa di Coligny, resa cauta e sospettosa dalla sventura, s'era turbata. Quell'uomo pallido, avvolto in un lungo mantello, le aveva fatto un'impressione sinistra; le era parso che la sua voce fosse alterata e il suo volto convulso. Durante il desinare, manifestò i suoi sospetti a Guglielmo, e gli domandò chi fosse quell'uomo «che aveva la più cattiva fisonomia ch'essa avesse mai vistaIl principe sorrise, le disse che era il Guyon, la rassicurò, fu gaio come sempre durante il desinare, e finito che ebbe uscì tranquillamente per risalire alle sue stanze. Il Gerard l'aspettava sotto una vòlta oscura, accanto alla scala, nascosto nell'ombra della porta. Appena vide comparire il principe, s'avanzò, gli fu addosso nel momento che metteva il piede sul secondo scalino, gli sparò una pistola carica di tre palle nel mezzo del petto, e si diede alla fuga. Il principe vacillò e cadde fra le braccia d'uno scudiero; tutti accorsero; egli disse con voce spenta: "Son ferito.... mio Dio, abbi piet

Poi riflettendo, tacciava stessa d'inconsiderata e vana, che si fosse lusingata d'essergli cara, quantunque egli mai non glielo avesse detto, quantunque forse mai non vi avesse egli fissato il pensiero.

Però fu con viva gioia ch'ella si accorse d'essergli cara. Ciò bastava al suo orgoglio e non aveva la pretesa di dare, di ottenerne amore. Era troppo modesta per questo.

26 Pel medesimo messo fe' disegno di mandar a Ruggiero il suo cavallo, che gli solea tanto esser caro: e degno d'essergli caro era ben senza fallo; che non s'avria trovato in tutto 'l regno dei Saracin, sotto il signor Gallo, più bel destrier di questo o più gagliardo, eccetti Brigliador, soli, e Baiardo.

Legato a lui dall'amore di discepolo e d'amico, gli presentai quanti fra miei compagni fecerglisi d'attorno ammiratori del vecchio filosofo e del vincitore di Radetzky nelle Cinque Giornate. S'informò egli dei siti circostanti e degli eventi, e ciascuno gareggiava d'essergli cicerone.