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Che chi si chiama Wilson? esclamò Edith, molto impaziente. Ma come vuoi che lo sappia io? disse il nonno. Allora Edith rise, e rise anche il vecchio. Via, fa lo stesso, nonno, disse Edith; non pensarci più. Vieni a vedere il béby. Che béby? disse il nonno. Ma, nonno!... Il béby del figlio di tuo figlio Tom. Come? disse il nonno. Torna un po' a dire....

Dormi, dormi, caruccia; non è che il béby. Ma perchè strilla così? Eh, sar

La batteva! esclamò la ragazza in lutto, balzando in piedi. La batteva! gridò la madre di Edith. Ed entrambe uscirono precipitosamente. Edith, rimasta sola, volse lo sguardo per la camera familiare. Sul letto di sua madre giaceva una piccola coperta di flanella ricamata, uguale a quella che avvolgeva il béby; ed una cuffietta minuscola; e degli scalfarotti; e un sonaglino di gomma.

Mio Dio! Il béby! fece lei ansante. Ho dimenticato il béby! e senz'altro si volse e corse via traverso i prati, con i riccioli al vento, e col cappello inzuppato che le batteva sulla gonna nera. Giunse a casa trafelata e pallida. Vide la nurse, rigida ed aspettante, sulla terrazza. Sono in ritardo, Wilson? balbettò lei. Sissignora, disse la serva, con voce aspra e severa. Molto in ritardo.

Partenza! gridò il conduttore. Addio, Nancy! Addio, béby! disse Valeria tremando un poco. «ProntiS'udì il fischio e la campana. Il treno si muoveva e Nancy salutò colla mano. Addio, mamma mia cara! Valeria sentì nel cuore uno strappo strano e profondo. Addio, Nancy! Addio, béby! Addio, miei due tesori! Il treno correva. Forse domani! gridò ancora Nancy, sporgendosi dal finestrino.

Valeria, che è la mamma del béby, è italiana, e tutta vestita di lutto, narrò Edith, sempre più depressa. E sono venute a star qui per sempre. E quel béby avr

Oh Dio! e béby? Ha pianto? chiese Valeria ansante. Come sta? Cosa fa la mia creatura?... La sua creatura disse la donna austera ~ha fame~.

Appena béby sapr

Erano corsi da Firenze dove c'era troppo vento, a Nervi dove c'era troppo caldo; da Nizza dove c'era troppo rumore, ad Airolo dove c'era troppo silenzio; finalmente, con un impeto di speranza, con un affrettato raccogliere di scialli e pastrani di pennelli e colori, di pattini e ski, erano partiti per Davos. E a Davos brillava il sole e nacque béby!

Udendo delle voci nella camera di sua madre, guardò dentro, e vide una giovinetta vestita di nero, con capelli neri come quelli del béby, seduta sul sof