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Il maggiore, vecchio e calvo; e veruno degli altri giovine; tutti in gran tenuta: calzoni rossi, tunica azzurra, due bottoniere a curve convergenti dalla punta delle spalle alla cintura; spallini alla francese, di filo d'argento; una placca dorata con la corona borbonica in rilievo, davanti al collaretto dell'abito, e un alto schakò in mano.

I due circoli non bastavan sempre. In estate se ne avea un altro, che temperava i calori della stagione; ed era una delle casine della Piazza Borbonica (Marina), dove «la nobilt

Lia era al capezzale di Cozzo. Lia, la contadina della conca d'oro , la bella fanciulla dall'occhio nero e fulgidissimo come quello dell'aquila. Essa procurava di sorridere al suo caro, quando gli occhi loro s'incontravano; ma poi, da lui non vista, struggevasi in dirottissimo pianto. Cozzo aveva il petto rotto da una palla borbonica, e lesa incurabilmente, una parte vitale.

Anche nelle imprese di grandezza degna di un vero uomo di stato, è sorpreso da disegni fantastici, oppure guasta egli stesso l'idea geniale con la veemenza della sua passione. La spedizione di Egitto fu indiscutibilmente ispirata da un'idea degna del più grande uomo di stato, fu schiettamente francese, conforme allo spirito dei tempi più felici della politica borbonica. Eppure, durante la stessa traversata si arrischia alla presa di Malta, una conquista a vantaggio dell'Inghilterra, e non appena le schiere dei Mammalucchi vanno dispersi davanti ai suoi battaglioni, il vincitore ritorna alle sue mappe con gli occhi ardenti, e gi

Un rovinío di cannonate dai forti e dalla squadra assordava la gente, e più ancora le grida selvagge di tutta la ciurmaglia borbonica, con gli evviva a quel modello di monarca e morte ai filibustieri!

Nella nostra storia noi eravamo rimasti sulle alture di Villa S. Giovanni, dopo la resa d'una divisione borbonica che ci lasciò molto materiale da guerra, cannoni, fucili, munizioni, cavalli, ecc.; lo stesso successe a Soveria con altra divisione. Da Villa S. Giovanni alla capitale della meridionale Italia fu una marcia trionfale.

Di vincer delle battaglie contro le truppe di S. M. Borbonica?.... Di conquistare il Lombardo-Veneto?.... Ci rimetteranno la testa.... pazzi, pazzi da legare.... Date qui. Quest'ultime parole erano rivolte allo scrivano che aveva finito il suo lavoro.

Gli eroici difensori di Casa Ajani nel 1867 in Roma governando il Papa sotto la protezione dell'esercito imperiale francese ebbero concessi gli avvocati civili per la difesa; e pure la tirannide borbonica rispettò in Napoli e Sicilia questo sacrosanto diritto della difesa al 1821, al 1831, al 1850, al 1858, al 1860, nel processo di Nicolò Garzilli, in quello contro Poerio, Settembrini ecc., nell'altro delle tredici vittime, sempre!

Era la mezzanotte, quando Cozzo, dopo di aver riunito i cinquanta coraggiosi figli di Palermo, marciava risoluto all'assalto di Castellamare, presidiato da cinquecento uomini da molta artiglieria e colla parte del mare protetta dalla flotta borbonica, schierata a poca distanza.

Giacchè non solo sparavano le artiglierie della truppa concentrata in Palazzo Reale, Castellamare, ecc., ma la flotta Borbonica infilando le strade principali, le spazzava coi suoi forti proietti e distruggeva non pochi edifizi con granate e bombe.