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Aggiornato: 7 giugno 2025
Il giorno fissato per la partenza mi arrivò addosso inaspettato. È strano: io non ricordo quasi nulla dei particolari della mia vita a Siviglia; è un gran che se so dire a me stesso dove desinai, di che cosa parlai col Console, come passai le serate, perchè stabilii di partire quel dato giorno; ero assente da me stesso; vivevo, se posso così esprimermi, fuori di me; fui per tutto il tempo che rimasi in quella citt
Vedi, quando io ricordo tutte queste cose, io corro alla buvette a bere assenzio e domando: «Un assenzio per questo cretino.» E la voce? io domandai. Ma deliziosa, amico mio: tutto delizioso. E cosa ti disse? Cosa vuoi che possa ricordarmi io che vivevo dentro un'idea fissa? Mi fece, ecco, capire che bisognava che mi decidessi: o prendere o lasciare. Quella insistenza mi turbava.
Ed allora essa sedette sopra una poltroncina, egli se le inginocchiò ai piedi e cercò il suo cielo in quegl'occhi neri lucenti; e fra il sorriso amoroso ed una stretta di mano tenace ed un amplesso misurato dal palpito robusto e sereno del cuore, sentì il bisogno di ripeterle per la centesima volta: Ti ricordi, quando vivevo al tuo fianco senza saperti leggere dentro, quando te bella, gentile, appassionata possedevo indifferente, ed i tuoi sentimenti ed i tuoi affetti non comprendevo o sdegnavo come un impaccio?
Ma non ascolti.... Oh buon signore, ascolto! Sì, ascoltami, ti prego. Trascurando sì le cure mondane e tutto intento ai riposti misteri della mia mente, vivevo in così gran ritiro abbandonando ogni favore al mio falso fratello, che indole malvagia teneva sveglio. E quella mia fiducia come un buon genitore, produceva in lui tanta falsezza quanto più essa era grande.
Tanto andavo compenetrandomi nel cerchio in cui vivevo, e da dove in dieci anni non escii neppur per un attimo, che mi pareva d'essere diventato un punto mobile di quello, agitantevisi entro e delineante coi passi mille angoli e mille curve matematiche. I principali assiomi della geometria mi si rivelarono allo spirito giovanetto solo nel percorrere quel ricinto immenso ch'era il Circo dei tori della citt
Così io m'ero formato un medio evo artificiale e travestito nel quale vivevo, studiando e meditando le umane passioni e traendone ispirazioni al mio lavoro. Era una specie di carnevalone di Milano trasportato in Valtellina per mio uso e consumo, che mi rendeva il clima meno uggioso, mentre se ne avvantaggiavano i miei studi sull'uomo, e i versi della mia tragedia.
Così dicendo, ella stringeva convulsivamente le mani di donna Eugenia e le portava alle labbra per baciarle, come un bimbo che domanda scusa. Io lo amo mamma, io lo amo il mio Enrico. Mi pareva che egli fosse così sincero. Io non vivevo che per lui! Elisa, fatti animo le disse donna Eugenia bisogna che tu impieghi ogni mezzo per dimenticarlo. Tu sei troppo esaltata, figlia mia.
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