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Aggiornato: 20 luglio 2025


Allora la strada era un margine alto sui campi e sulla palude, pel quale Roma mandava le proprie legioni a frenare i popoli vinti o non ancora fusi dalla sua civilt

Addosso i vinti, che ne gian dolenti Verso le navi, ei per lo mar trascorse; Ed ecco, che di nubi e che di venti Grave tempesta e subitana sorse; Così tremendo a le nemiche genti Violenza d'un turbine l'absorse, Ed a voi senza lui fragil speranza Per la vittoria e per lo scampo avanza.

Alle testimonianze di questi due scrittori tutt’altro che parziali pel popolo nostro, possiamo aggiungere quella di un gran numero di medaglie fatte incidere dai Greci e dai Romani nelle occasioni delle loro vittorie sugli ebrei, e che certo non era nella loro intenzione di fare cosa gradita ai vinti lusingandone l’amore patrio. Queste medaglie rappresentano tutte la fertilit

Vuoi morire qui? le chiese il dottore, andato a trovarla un dopo pranzo all'insaputa di tutti. Che cosa ne pensereste in questo caso? Che sei cattiva, dimenticando così tutti i tuoi obblighi. Lo so, ma di chi la colpa se non ho la forza di soddisfarli? Ti pare dunque così difficile vivere? Mi avete pure sempre detto che la vita è una lotta, nella quale vi debbono essere necessariamente dei vinti?

Quindi passarono in Africa, per ferire, secondo loro uso, il nemico al cuore. Ma furono vinti ; e vi rimase prigione quel Regolo, che, rimandato in patria per negoziare, si fece immortale tornando a' ferri per morirvi, e cosí lasciar Roma libera nel suo costume di perdurare finché vincesse.

Regina di Serbia, stanotte scordasti, per l’ore solenni, la veste di rosso broccato?... Purpurea qual sangue di vinti è la tunica slava che avvolger ti dee, prima schiava d’un torbido regno, di patria ne l’ore solenni. Ma gli ebbri soldati, o superba, ti preparano, ti preparano, col piombo, la tunica Serba.

Domandò a Guidaccio: Messere l'araldo, avete altro a dire? Messere . Vi ascolto. Le nostre torri d'assedio e i nostri trabuchi sono fatti colle legna dei ribelli vinti: il cavaliero Lamberto, lo rammentate? Chi vi disse? Il mio signore.

Mátali per ordine celeste intima a Dushmanta di andare a sconfiggere i figliuoli di Calanémi, i dèmoni Danavas, giganti indomiti. Tu dèi salire sul carro d'Indra. Vieni meco; io stesso ti condurrò alla battaglia. Il re obbedisce; monta sul carro e parte. I fieri dèmoni, che muovevano assalto al trono del dio Indra, furono vinti e dispersi da Dushmanta.

Ond’ io: «Maestro, , qual cosa greve levata s’è da me, che nulla quasi per me fatica, andando, si riceve?». Rispuose: «Quando i P che son rimasi ancor nel volto tuo presso che stinti, saranno, com’ è l’un, del tutto rasi, fier li tuoi piè dal buon voler vinti, che non pur non fatica sentiranno, ma fia diletto loro esser pinti».

«O Camerata, che ne l’aspro e degno conflitto eri con noi, e moristi, sperando, in questo segno, fra le braccia de’ tuoi; volgiti indietro, e guarda. Eccoci tutti a le tue pompe estreme. Quel giorno solo noi verrem distrutti che non saremo insieme. Sappiamo ormai che, in nostra fede avvinti, rinnoveremo il mondo. Son retaggio de i deboli e de i vinti il gesto furibondo,

Parola Del Giorno

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