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Aggiornato: 25 maggio 2025
«Se fosse vero! Se avessi questa forza!» Manifestamente il principe le aveva detto che l'amore di lei era il suo conforto, la sua gioia, la sua salute; fosse egli sincero, o fingesse calcolando sull'effetto di quelle parole, era certo che l'effetto non poteva mancare in un'anima amante. Liberi entrambi, niente avrebbe vietato che s'unissero legittimamente, se il ribelle non avesse disconosciuto e odiato le leggi, anzi diretto ogni suo sforzo a distruggerle. Della sua conversione avrebbe potuto darle la massima prova, sposandola; ma probabilmente non era sincero dicendosi convertito. Con più verisimiglianza nessuna allusione diretta avevano essi dovuto fare al loro avvenire; nè il principe aveva esplicitamente promesso di convertirsi al matrimonio, nè la contessa gli aveva rigorosamente imposto di mettersi in regola col mondo: durante un certo tempo entrambi avevano dovuto amarsi castamente, ella sperando di placare e redimere il negatore, egli forse sorridendo di questa sua speranza: un giorno la complicit
Dell'intima lotta sostenuta dalla contessa pochi come il Ferpierre erano edotti. Sempre che imaginava lo stato di coscienza della infelice alla vigilia della catastrofe, il giudice riconosceva che ella aveva potuto e forse dovuto uccidersi. Ma, oltre che l'accusa del Vérod e i sospetti dell'opinione pubblica e il contegno degli accusati e come una specie di secreto istinto, la stessa sua coscienza di magistrato lo difendeva contro un definitivo acquetamento in questa fiducia. La sua lunga esperienza d'inquisitore gli diceva che la verisimiglianza d'una ipotesi dinanzi a un fatto oscuro non esclude altre possibilit
Certo, senza l'artifizio adoperato con la nihilista, tanto il principe quanto ella stessa avrebbero continuato a negare, a giovarsi della verisimiglianza del suicidio. Era anche evidente che, dei due, nei primi giorni, la più zelante della comune salvezza era stata la Natzichev. In tutti gl'interrogatorii erasi visibilmente sforzata d'avviare il principe alla difesa. Aveva riconosciuto d'esserne l'amante e lo aveva sollecitato a confermare questa dichiarazione volendo impedire che si scoprisse la resurrezione dell'amore di lui per la contessa; resurrezione che poteva far sospettare un delitto di gelosia. Credendo che egli si fosse poi confessato geloso e reo, aveva inventato il proprio intervento fra i due attori del dramma! Il silenzio e la tristezza del principe non potevano essere, non erano il rimorso del colpevole? A ogni modo, costui era parso sulle prime indifferente, dal tanto dolore, alla propria sorte. Il Ferpierre pensava pertanto d'avere sbagliato adoperando l'artifizio contro la giovane: egli avrebbe dovuto dire invece al principe che la Natzichev s'accusava. Doveva dirlo quando Zakunine era ancora sotto il peso del dolore; allora, probabilmente, non tollerando che un'altra pagasse per lui, avrebbe confessato la verit
Nota poi, come cosa fuor d'ogni verisimiglianza, che Amedeo, e pressochè tutti gli altri combattenti, uccidono i nemici con un solo colpo; tranne Ottomano; la quale cosa non è poi vera così sempre, come dice il Cav. d'Urfé, e ne abbiamo gi
È una invenzione nera nera che mette ribrezzo; è una favola da nutrici che non è raccomandata da verisimiglianza veruna, e che non meritava neppure una sola delle nostre lagrime. Davvero io non torrei a difendere innanzi al Santo offizio l'ortodossia di chi ragionasse cosí.
E prima di dare una lagrima alle sventure di Eleonora, noi metteremo sul bilancino i gradi di verisimiglianza che ha la storia della fanciulla, e non li pagheremo della nostra credenza che grano per grano.
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