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Aggiornato: 4 giugno 2025


Nondimeno da quelle può argomentarsi ove fosse situata la torre che sporgeva di lassù da una cinta merlata a vedetta della pianura.

Indi ordinò ai suoi sgherri, che troncata la testa ad Anselmo, la si innalzasse sulla maggior vedetta del baluardo.

Dopo un quarto d'ora di quel concerto, stando in vedetta sul pianerottolo e spiando dalle gretole delle gelosie, vide uscire una signora pallida e molto bella, che aveva in testa un gran cappello alla Luigi XV, ornato di larghe piume di struzzo, una figura spagnuola che pareva tolta da un quadro del Velasquez: e accanto a lei vide girondolare un vecchietto piccolo e secco come un baccal

Il primo nostromo diede il segnale, tutti gli altri nocchieri accorsero, e i fischi ordinanti il posto di manovra si levarono, come una scappata di razzi sonori, come i sibili e i gorgheggi d'un'uccelliera. In mezzo a quel concerto la voce dell'uomo di vedetta piovve dall'alto dell'albero: Un battello borghese dirige verso il bordo.

Hanno qui un famoso pittore che travia tutti gli altri con l'amore e con la scienza del piccolo. Non c'è che dire, c'est un grand petit peintre. Dei corazzieri lunghi un dito mignolo, un filosofino, un sergentino, un piccolo posto di guardia, una vedetta da guardarsi col microscopio, ecco le tele del signor Meissonier.

Pierina non si sgomenta per il tempo, il solo pensiero che la preoccupa è che quelli del treno vedano oppure odano i segnali. Il dubbio che le fa battere il cuore, è che con quel tempo non stiano in vedetta, tanto più essendo il treno diretto che non rallenta quasi mai. Sente il fischio in distanza della vaporiera, il suo cuore batte più forte, l'idea che quel lungo treno possa sfracellarsi nel precipizio le mette i brividi, è gi

Forse, esplorando più oltre da quella vedetta, avremmo scoperte dell'altre stranezze; ma innanzi che l'opera finisse, l'onorevole signor Jhonnes volle andarsene dal teatro, e a me fu obbligo di cortesia il ricondurlo all'albergo.

Con le man dietro passeggia, e pur chiede agli staffier, che sono alla vedetta, se comparir nessuno ancor si vede; poi ripasseggia come un'anitretta. S'affaccia a un specchio, spinge innanzi un piede, e fa un inchin, poi lo raddoppia in fretta, poi lo riprova infin ch'è persuaso: sceglie il miglior per comparire al caso.

Poco sicuro del modo in cui avrebbe condotte le prime avvisaglie, Damiano salì al villaggio di Guacanagari; e come fu sulla piazza, si volse alla casa di Tolteomec. I servi stavano certamente in vedetta, perchè due naturali, che si stavano soleggiando all’aperto, entrarono subito in casa, e poco stante apparve il vecchio sull’uscio.

L'Ericio Puteano, autore d'una Istoria Cisalpina, fece cenno di quel Castello colle seguenti parole: Era una rocca sovra una scabra ertezza posta come a vedetta di tutto il lago, di triplice lorica e di altrettanti castelli provveduta . E veramente la falda di monte su cui si erigeva quel forte venne da lui a buon diritto chiamata una scabra ertezza a causa della natura del sasso di cui va composta, e di sua alpestre configurazione. Sulla sponda occidentale del lago, da Rezzonico a Musso, le montagne si dirompono scendendo all'acque in valloncelli e pianerotoli coperti d'erbe e di piante; ma poco a settentrione dell'ultimo Borgo si scorge il monte nudo, erto, petroso protendersi lungo il lago per un tratto considerevole. Dall'un lato si stanno con Musso altre picciole terre disseminate pel pendío, dall'altro la montagna s'interna con rapido rivolgimento quasi ad angolo retto ver ponente formando un seno o piuttosto un golfo contornato da verdeggiante pianura, che si stende da Dongo a Gravedona. Questa schiena di monte, che s'appellava ne' passati tempi la Montagna del Castello, ed ora che le mura di esso stanno diroccate al suolo, vien detto il Sasso di Musso, è formata d'una pietra bigia, ruvida, spugnosa, congiunta così come fosse un solo gran masso, su cui allignano pochi sterpi e bronchi radicati nelle screpolature, entro cui le pioggie infiltrano un minuto terriccio. Due vallette tagliano di prospetto la fronte di quel gran sasso, l'una ver Dongo, che nomasi la Val-orba, in fondo alla quale stagnano acque nereggianti; l'altra, la Val-del-merlo, più della prima angusta, ma fruttosa in suo seno d'ulivi. Vicino a quest'ultima, dalla parte di Musso, sovra alcuni rialzi che formano un profilo distinto del monte, s'erigeva il Castello, ossia i varii forti che il componevano: poichè dalla notabile altezza dove trovavasi il maggior fabbricato ch'era la vera rocca, scendevano baluardi, mura e torri non interrotte sino alla strada, chiudendo altre rocche, ed alla strada congiungevansi per mezzo dell'arco, ch'era la Porta di Musso, alle mura del Porto, che s'avanzava co' suoi moli nel lago. Siccome que' forti che formavano il Castello, erano stati in tante riprese da diversi dominatori costruiti, e in epoche disparate ampliati e precinti di bastioni e di vedette, mostravano nelle varie foggie architettoniche di loro torri e finestre, nel colore delle mura l'indole e la distanza delle et

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