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Aggiornato: 23 giugno 2025
Dicendo queste parole la Catraia in punta di piedi si fa presso a Rosina immersa nel sopore e le stacca dall'orecchio sinistro l'orecchino di brillanti; Vascello fa altrettanto dalla parte destra. Cat. Quanto dev'esser ricca! Ros. Giovanni.... Cat. e Vas. Vas. Si chiama Gianni il suo ganzo, è un bel nomino; ma orsù dammi l'orecchino, che lo riponga con quest'altro. Cat. Che orecchino? Sei briaca?
E al Vascello le parti erano cambiate. Gli assalitori di prima diventarono gli assaliti; i francesi sboccavano da ogni parte; ma i legionari protetti dal massiccio edificio, convertito in fortezza, folgoravano da cento feritoie la morte. Il Vascello, avvolto da una bufera di fuoco resisteva impavidamente.
La povera Angiolina, sentendosi destare a quell'ora dopo i proponimenti fatti, si mise a piangere; eppure, e pur troppo per sua disgrazia, doveva obbedire. Angiolina, Angiolina! urlò con voce diabolica Vascello; Angiolina, perd.... sali su; vi è un signore che vuol parlarti.
Una di esse, cioè la padrona di casa, che era quella la quale aveva ricevuta nelle braccia Rosina, si dicea per sopranome Vascello; l'altra era una fanciulla bellissima immersa nel vizio, sopranominata Catraia. Catraia. Mamma Vascello, ecco una buona triglia per la tua rete. Vascello.
La stagione, che era piuttosto fredda al principio del viaggio, andava mano mano temperandosi. Mi pareva di essere balzato dall'autunno alla primavera. Ripensavo alle lune che avevano brillato sul mare durante la nostra navigazione e non riuscivo a computarne più di tre. Secondo i miei calcoli, dovevamo esser vicini al solstizio d'inverno, e il caldo aumentava. Questo fenomeno atmosferico m'inspirava meraviglia e turbamento. Tutto era enigmatico intorno a me, il vascello in cui viaggiavo, il gin-mù che lo guidava, il piccolo Ram
Verso sera il capitano David su la via del Vascello, percosso il ventre periva, feriti rimasero Giuseppe Brachi, Guglielmo Belluzzi, Emanuele Griffi aiutante del Generale Garibaldi, e più illustre di tutti il colonnello Pietro Mellara da Bologna, che una palla di moschetto colse nello interno della coscia sinistra, e lì rimase; parve da prima lieve piaga, o per lo meno sanabile; il fato rese monco lo augurio; egli periva dopo lunghi dolori; di lui più tardi a infamia del popolo, che vanta il primato di civile.
Quando il capitano di vascello Ruggero Carleoni, comandante della «Siracusa», ebbe finito di decifrare nella sala del Consiglio della nave il lungo dispaccio del ministro della Marina, chiuse il foglio in uno dei cassetti della scrivania, strappò e stracciò la pagina del taccuino dove aveva trascritto alcuni dei passi più importanti degli ordini telegrafici, e disse a Catenuti, il sott'ufficiale-segretario: Chiami subito il comandante in seconda.
Appena si entra nel deserto tutto il mondo della nostra memoria e del nostro sentimento dilegua. In alto mare il vascello, sul quale si naviga, è ancora quel mondo che abbiamo abbandonato: tutte le sue gerarchie, le sue scienze, le sue industrie, le sue miserie, le sue glorie vi si trovano condensate, e quindi più vive e vibranti. Per essere veramente soli in mare bisogna naufragarvi, altrimenti la barca è un compagno. Solamente nel deserto si è soli. L
E come Barbarini esitava, imbarazzato, volgendo uno sguardo disperato alla riva, il capo disse, forte, senza guardarlo: Il sottotenente di vascello Carleoni non è rientrato? Non disse: «Mio figlio». E Barbarini rispose, quasi duramente: No, comandante.
Dalla bocca di lui usciva la più nera spuma, ed egli, fattosi largo spingendo quei due che erano accorsi come se fosse inseguito da una potenza terribile, aperto l'uscio, si precipitò per le scale. Vascello e Narciso erano muti per lo stupore. Giunsero anelanti alla camera di Angiolina, che credevano ferita od estinta; ma invece la trovarono tranquillamente genuflessa innanzi ad una sacra imagine.
Parola Del Giorno
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