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Le feroci superbie al Cielo avverse Ben compianse di Roma il gran Pastore, E con mel di parole il crudo asperse, Ma via più sempre s'innasprì quel core; Finalmente a giustizia il varco aperse, Ed infiammato di superno ardore Armò la destra, e fe' volarne i tuoni, Stanco di preghi e d'offerir perdoni.

Al primo guado che trovò varcò il torrente; e maledicendo la propria ventura, e macchinando di ricattarsi sul signor Fedele, si ridusse mortificato al convento.

Solo, a piedi, di notte, Partì senza un quattrino, E colle scarpe rotte Un giorno entrò in Torino Sclamando: «qui ho voluto Venire, ed ho potuto; Volendolo, mi pare, Ora potrò mangiareInfatti, appena scorta L'insegna di un trattore, Maso varcò la porta Con passo da signore; Sedette, fu servito, E sazio l'appetito, Pensò: volevo un pranzo, L'ottenni, e n'ho d'avanzo.

Talvolta il fogliame, più fitto, interdicea la vista del paesaggio; altrove, qualche misterioso varco lasciava traveder all'imaginazione quadri assai più leggiadri che fin allora non avesse osservati, ed i viaggiatori abbandonavansi volentieri a que' godimenti quasi ideali.

Varcammo la soglia, come fusi in una sola persona, pianamente. L'andito era rischiarato da un'alta finestra rotonda. Una rondine ci svolazzò sul capo garrendo. Levammo gli occhi, sorpresi. Un nido pendeva fra le grottesche della volta. Alla finestra, mancava un vetro. La rondine fuggì via pel varco, garrendo.

Che suono facessero ad un padre, ad un tal padre, siffatte parole, immaginatelo. Sapeva d'esser vicino al figlio, e quel figlio lo sentiva lodato: lodato per quell'unica virtù ch'egli valutava: l'unica che, in tempi di quella sorta, potesse aprirgli facile varco alla glòria e alla potenza. Che lusinghe per la vanit

Epperò non fece, non tentò nulla per richiamarlo; non pensò neppure, io credo, che la cosa fosse da farsi e che il non farla potesse aver conseguenze così gravi. Ed egli uscì non trattenuto, scese le scale, varcò la soglia del portone e si trovò, quasi senza saper come, in istrada. Andava oltre, davanti a , ignaro di ciò che faceva, come di ciò che aveva dintorno.

Ond'è che Leone si recò in Germania, ed Iddio fe' trovar varco alle sue parole nel cuore di Enrico il nero, il quale con settecento gendarmi alemanni lo rimandò in Italia. Così, li avesse mandati all'inferno! mormorava taluno; quei saccomanni vennero a desolare l'Italia.

A vedere quel tristo ceffo e maligno a cotesta ora, al raggio obliquo della lampada sopra il moribondo, lo avresti detto il diavolo che stesse al varco per acciuffargli l'anima, e portarsela seco nello inferno.

Anselmo, aperti gli occhi, conosce il Caserta, e mormora tra : «Ora sono perduto davvero.» «Io sono Rinaldo, Anselmo.... perchè vi dite perduto?» «Satana sta al capezzale... aspetta l'anima al varco... egli ha ragione... è cosa sua... io ho ben veduto che voi siete il Caserta...» «O amico mio, Dio sa se forte m'incresce del vostro male...» «Lo so, amico, lo so.» «Io perdo il più fedele...»