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Aggiornato: 12 maggio 2025
Io mi volsi dallato con paura d'essere abbandonato, quand'io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e 'l mio conforto: <<Perche' pur diffidi?>>, a dir mi comincio` tutto rivolto; <<non credi tu me teco e ch'io ti guidi? Vespero e` gia` cola` dov'e` sepolto lo corpo dentro al quale io facea ombra: Napoli l'ha, e da Brandizio e` tolto.
in su la sponda del carro sinistra, quando mi volsi al suon del nome mio, che di necessit
Di la` fosti cotanto quant'io scesi; quand'io mi volsi, tu passasti 'l punto al qual si traggon d'ogne parte i pesi. E se' or sotto l'emisperio giunto ch'e` contraposto a quel che la gran secca coverchia, e sotto 'l cui colmo consunto fu l'uom che nacque e visse sanza pecca: tu hai i piedi in su picciola spera che l'altra faccia fa de la Giudecca.
Cercavo d'indovinare quale dei due dovesse ritornare primo al letto coniugale... Quale? Concetta senza dubbio. In quella appunto udii un fruscio di abiti, mi alzai, mi volsi... e mi trovai faccia a faccia colla signora Nina, la giovane vedova del terzo piano.
Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura; e ’l mio conforto: «Perché pur diffidi?», a dir mi cominciò tutto rivolto; «non credi tu me teco e ch’io ti guidi? Vespero è gi
«O de li altri poeti onore e lume, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore. Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».
41 Poi che mi fu, per questo mezzo, aviso spento aver del mio padre ogni nimico, e per lui stesso Alceste aver conquiso, che non si avea, per noi, lasciato amico; quel ch'io gli avea con simulato viso celato fin allor, chiaro gli esplico: che grave e capitale odio gli porto, e pur tuttavia cerco che sia morto. Né veder né parlar mai più gli volsi, né messo udi', né lettera ne tolsi.
fu spento dal figliastro su` nel mondo>>. Allor mi volsi al poeta, e quei disse: <<Questi ti sia or primo, e io secondo>>. Poco piu` oltre il centauro s'affisse sovr'una gente che 'nfino a la gola parea che di quel bulicame uscisse. Mostrocci un'ombra da l'un canto sola, dicendo: <<Colui fesse in grembo a Dio lo cor che 'n su Tamisi ancor si cola>>.
'O virtu` mia, perche' si` ti dilegue?, fra me stesso dicea, che' mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue. Noi eravam dove piu` non saliva la scala su`, ed eravamo affissi, pur come nave ch'a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s'io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: <<Dolce mio padre, di`, quale offensione si purga qui nel giro dove semo?
In così dire, tutto mutato nel viso e nei modi, mi volsi con proposito fermo e Dio mi è testimonio che io lo aveva lì, sulla punta delle labbra, un discorsetto caldo... Ma il guaio volle e a questo non aveva pensato che il mio vecchietto anch'esso si voltasse in quel mentre, e con aria appunto da farmi credere che volesse essere il primo a parlare nè io domandava di meglio, e tacqui in attesa.
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