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Il cicaleccio cresce poco a poco, ognuna per accrescerlo si cuoce, e finalmente tutte difilate le nuove alla badessa hanno recate. La badessa in furor scrive a Turpino; la vicaria a due frati narra il caso; la sacristana il narra a un abatino; vuotano l'altre alla castalda il vaso; una scrive all'amica, una al vicino: in un momento a ognun la cosa è al naso.

Giunto è Dodone, Orlando, ognuno è in scena; segno che la commedia è omai finita. Rinvigorisca alquanto la mia vena a riassumer netta ogni partita, onde alcun non apponga al buon Turpino a me di negligenza un bruscolino. Padre del ciel, la mia barchetta triema, piú che nell'alto mare, al vicin porto.

E questo degli abati sará vero; ma ch'ella fosse veneziana nata non posso rassettarlo nel pensiero, poich'ella avea la macchina insensata. In quel clima non nasce di leggero scempi cervelli o carne raffreddata; donde penso: o Turpino il falso scriva; o ella non fu veneta, o fu viva.

Se nella vecchiaia del mio Turpino i paladini non avessero cambiati gli antichi costumi, che teneano del mirabile, gli accidenti della Marfisa sarebbero piú maravigliosi.

Cantolla un altro e non ebbe concetto, perché non dice il ver d'essa il suo foglio, e 'l buon Turpino non aveva letto, disprezzando gli antichi con orgoglio; onde rimase con Paris e Vienna ad aspettar qualche moderna penna.

Cari lettori, abbiate pazienza: io deggio esser fedele al mio Turpino. Cotesta poca vostra sofferenza, questo vostro decider repentino, vi fa molto simili in coscienza a' sudditi del figlio di Pipino, ch'eran dottori senza intender nulla, col capo al gioco, al sarto, a una fanciulla.

Turpino fu scrittor che avea buon naso, e per prova del vero cita e chiama de' mastri postiglion le note certe, dove son le partite ancor aperte. A qualche postiglion data ha la mancia, se fu robusto e buon bestemmiatore; del resto il chieder prezzo era una ciancia, che tirava percosse d'un gran core.

Al secolo torniam di Carlo Mano, alle dolenti note di Turpino, a Filinoro fatto ciarlatano, alla bizzarra ed al fratel meschino, a Dodon sciolto, al danese cristiano, ad Orlando, ad ogni altro paladino, perocché incominciando s'ha intenzione di dare all'opra alfin conclusione. Il vecchio Uggero in traccia di Marfisa non andò molto lunge dalle mura.

Molti fattarelli cavati dal mio Turpino, che la riempiono, servono di pretesti a porre in circostanza le dame, i cavalieri, l'arme e gli amori; e dalla circostanza pullula quella satira sul costume, alla quale chiedo la benedizione dal cielo. Alle due consuete sciagure degli altri libri anderá sottoposta la Marfisa. Se una è quella di non essere letta badata, l'altra è quella della critica.

I mariti son pallidi, e tremando a' serventi si van raccomandando. Furon alfin le furie racchetate. Turpino questo per miracol nota. Seguon frattanto a giugner le brigate, come lamprede ch'escon dalla mota. Terigi ha l'anche e le tempie sudate. A me gira il cervel come una ruota, ché la rassegna è a torme ed a torrenti di dame, cavalieri e di serventi.