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Aggiornato: 12 giugno 2025


Ma l'occasione venne a tirarmi per i capelli, ed io ho dovuto ubbidire. Una lettera pressante d'affari mi chiamava a Milano; si trattava di salvare o di perdere un capitale importante, onde mia moglie stessa dovette spingermi alla partenza.

Eh continuava il barcaiuolo epicureo ai tempi delle lustrissime Adriana e Marina ci si divertiva in Palazzo. Altro che adesso! Non s'eran mai viste due cognate che se la intendessero meglio di quelle. Mai una gelosia, mai la cattiva azione di portarsi via i morosi, ma invece un aiutarsi, un difendersi ch'era un piacere a sentirle. Io ero il confidente di tutt'e due, e quando l'una o l'altra diceva di voler la gondola a un remo solo e che quel remo dovevo esser io, sapevo benissimo di che si trattava. Qualche volta i due mariti e i due rispettivi cavalieri serventi volevano tirarmi in lingua. Mi ricordo che un giorno il nobiluomo Barbo, che serviva la lustrissima Adriana, mi disse: «Tu tieni il sacco a quella fraschetta.» «Nobiluomo io risposi la parli con rispetto della padronaSicuro; perchè io non ammettevo scherzi su questo proposito.... Ma quando potevo, coi debiti riguardi, dare un buon consiglio alle lustrissime, mi facevo coraggio. E raccomandavo loro di usar prudenza e di salvare le apparenze, che son quelle a cui il mondo bada di più. Così facevo il mio dovere, e le padrone, che non avevano ombra di sussiego, me ne ringraziavano. Erano due angeli, quelle donne, e non è mica a credere che fossero cattive mogli. Bisognava vederla Sua Eccellenza Adriana durante la lunga malattia del marito. Pareva una suora di carit

Meglio era tirarmi su senza tante delicature morali, come la zia per esempio, che si piace e si compiace dei gingilli, si interessa dei romanzi a grande intreccio, sta a balzello de' fatti altrui, giudica il prossimo, biasima, condanna e passa il tempo ozieggiando affannosamente.

Io non voglio, rispondendo in un modo, tirarmi addosso un diluvio d'invettive, e rispondendo in un altro, darmi della zappa sui piedi, dacchè debbo confessare che sono andato al Circo tutte le domeniche. Ho narrato e descritto, il lettore ne sa quanto me, giudichi lui, e mi conceda di non metterci bocca.

La mia professione di medico, l'onesto desiderio di tirarmi innanzi, mi hanno condotto a vivere più in un ceto che in un altro; ma io vi giuro.... Oh, non giurate nulla; interruppe Lorenzo. Capisco tutto, e vi ripeto che non parlavo per farvi rimprovero. Io, finalmente, debbo riconoscere che nel momento del bisogno avete pur fatto capo alla mia modesta persona.

Ma al nome di Dio! « sclama Baccelardo » non sareste voi per avventura delle fate che vorreste condurmi in un castello incantato, o spiriti maligni che, contraffatti in sembianze tanto venuste, ambireste tirarmi in trappole infernali per caparrarvi l'anima mia?

Parola Del Giorno

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