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Aggiornato: 27 maggio 2025
Mi par mill'anni di vederlo! Guarda, babbo, la bella testina tonda! Non m'arrischio a toccarla. La puoi toccare, ma leggermente. Oh sì, adagino. Dio com'è morbida! Par di toccare del cotone in fiocco. E così sono le testine di tutti i bimbi nati d'allora. Se il poverino cadesse se la farebbe in mille pezzi. Certo. Ma noi lo vigileremo sempre, affinchè non gli avvengano disgrazie.
Un salumiere, con una frangia di salsiccie sulla porta, che esponeva in vetrina una testa di maiale con un limone fra i denti, in mezzo a due colonne di formaggio; e un beccaio che metteva in mostra la sua merce sanguinolenta, dei pezzi di carne floscia, coi muscoli scorticati, delle testine pallide di vitello cogli occhi stravolti dalla morte, degli agnellini cogli occhi fuori dal cranio sanguinoso col ventre aperto, dei cuori, dei fegati, dei polmoni appesi ai ganci, come trofei d’un massacro.
La vecchia, che aveva aspettato il medico poco prima, era in casa presso il suo figliuolo ammalato; la giovine tessitrice non poteva vederli dal finestrino del suo bugigatolo. Del resto, uomini, donne, ragazzi, tutti fuori al lavoro. Soltanto due piccini due testine color della canape si rincorrevano di porta in porta senza dir motto, come due muti.
La prima fila delle sedie era occupata dai giovani collaboratori delle Risorse Italiche, venuti col direttore da Milano. Le testine ben pettinate e lucenti, i visetti seri e impassibili non esprimevano altro che la boria schifiltosa di non volersi confondere coi provinciali.... Vide il Brunetti, il Bizzarelli.... Dio, quei visi lunghi come la fame!... Non ricordavano altro che debiti, scadenze, querimonie!... Cantasirena soffiò stizzito e continuò a girare collo sguardo. Il Vergani pareva mezzo addormentato.... Il marchese Duranti, seduto di sbieco sdegnoso e arcigno.... Pietro Laner cretino, imbecille! sospirava.... D'un tratto Cantasirena s'incontrò negli occhiali luccicanti di Evelina, acquattata all'ombra, in mezzo ad un gruppo di signore: le autorit
Egli sentiva, amava, studiava, per sola coscienza di fare alcuna cosa che lo togliesse fuor della bassa sfera ove respirava a fatica; perchè, leggendo i prediletti poeti, disegnando, abbozzando testine e figure, gli pareva di esser meno infelice, e nulla più.
E non gli volle dire che gli anni e i dispiaceri sogliono far di questi scherzi. Passò un mese. I piccini del colombo s'eran fatti grandi e strillavano, sporgendo dalla buca le testine ancora spelate. Attorno a quel nido altri nidi si destavano all'alba e un pigolio continuo succedeva sino a quando l'appetito dei piccoli colombi non era soddisfatto.
Le venne voglia di ridere, e rise infatti, celando il visino nella profumata bianchezza delle rose. Egli s'era voltato bruscamente; per buttar via lo sigaro. Una brezza freschina passava di lì, suscitando nell'erba un tremolìo di amoerro, e facendo dimenar le cime alle rose, come se fossero tante testine di piccole fate dubbiose.
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