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Aggiornato: 22 luglio 2025
Le quali due estremitá questa donna tocca discretamente, dicendo esser da temere le cose che possono nuocere. «Dell'altre no», cioè quelle «che non son poderose» a nuocere, e che non debbon metter paura nell'uomo, il qual debitamente si può dir forte.
Siete pallida, sfinita. ma foste sempre delicata.... Una nuova esistenza, la pace soprattutto potranno facilmente, lo spero, rendervi la salute.... Oh quanto siete buono! Come potei atterrirmi in vedervi?... Temere di essere disprezzata da voi?... Oh ma voglio terminare di narrarvi i miei casi.... Vi commovete troppo; ciò vi affaticher
Tiberio stette qualche minuto a riflettere, poi disse: Comprendo tutto. Io aveva ben ragione di temere. Ebbene, siate calma, signorina, e rassicuratevi. Io conosco il ricovero che conviene. Sono sicuro che non vi sar
Si era rivolta, non senza un perchè, al conte Guicciardi. Sapeva che, nel giudizio contro Roberto, egli le era stato un po' avverso: volea conciliarselo: e col cercar sempre mezzo di vederlo, mostrare che ella non aveva alcuna ragione per temere di lui. Non lasciava nulla d'intentato nel lottare a pro della sua salvezza.
Donna Livia non lo rivedrebbe più, è vero, ma egli era geloso anche de' suoi pensieri. Ah, diceva tra sè, quando rifletto che lo ha amato tanto!... Ma a che temere? No, non voglio più dubitare di lei; sarebbe offenderla. Non le dirò d'averlo incontrato però!...
Povera Gabriella! Ah Marco! voi solo non mi atterrite. Come potei mai temere di voi?
Ma perchè si rimangono tuttavia abbracciati? Oh! v'è una gioia in questa terra, che due amanti credano possa, non che superare, uguagliare gli abbracciamenti loro? Dov'è l'orgoglio del sangue? dove la paura della pena? Essi non hanno più da temere o da desiderare. Questo diletto trascorse, nè torner
Lungo il sentiere de' pioppi bianchi e de le tamerici, maga possente contro i maleficj, guida voi foste a 'l debil cavaliere. Ilare, accanto a voi, senza temere, io respirava l'aure innovatrici: mi battean ratte ne le cicatrici l'onde de 'l sangue tiepide e leggere.
Egli s'abbandonò allora al suo pensiero: "Ecco il Premio! Questa donna non sarebbe mai stata mia ed io l'ò voluta e l'ò avuta. Io esco dalla lotta per riposare la mia testa stanca sul seno di lei, e posso incidere sul mio scudo il motto: nec spe nec metu: perché non ò più nulla da sperare, e non ò da temere che dalla mia conscienza, ed essa tace e tacer
Gustavo crollava la testa, faceva un suo cotal sorriso misterioso e conchiudeva con dire abbracciandola e baciandola: Vedrai, vedrai; lascia fare a me e non temere di nulla.
Parola Del Giorno
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