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Aggiornato: 5 giugno 2025
Finalmente il dottore arrivò. Tastò i polsi, introdusse una mano nello sparato della camicia, chinandosi per ascoltare i battiti del cuore, o meglio per fingere di ascoltarli, giacchè il primo sguardo gli era bastato per capire l'inutilit
Vuol fuggire da me... Le sono diventato odioso... È inutile che tu cerchi d'indorar la pillola... Odioso, è la parola... E quanto tempo vuol rimanere a Venezia?... Un mese?... Due mesi? Fidati di noi, Alberto; noi eserciteremo tutta la nostra influenza perchè vi resti il meno possibile... Ora è meglio non toccar questo tasto. Ah, capisco proruppe Varedo.
Misericordia!... misericordia!... egli gridò tutto spaventato, e decise rivelare la sua colpa, chiederne perdono, sopraffatto dal suo superstizioso sgomento. Però, allungando un braccio, egli aveva urtato in un corpo solido, come nel braccio di un altro uomo. Cercò di nuovo, così al tasto, non trovò più nulla, il corpo da lui urtato si era mosso. Allora lo prese un forte sospetto.
Emilio, senza muoversi dal suo posto, aveva incrociato le braccia e stava aspettando. Il medico aprì sollecito i panni del caduto, ne stracciò la camicia, osservò la piaga, ne tastò coi suoi ferri la profondit
Curzio inciampò in qualche cosa che diede un suono metallico. Sporse innanzi la destra e tastò. Era un fascio di fucili. Procedettero innanzi, e questa volta fu Monti che incespicò, e quasi cadde: aveva inciampato contro un mucchio di mattoni. Quivi si fermarono, argomentando di trovarsi nel bel mezzo del camerone. Eccoci nel magazzino, disse Curzio a bassa voce.
E stimolata dalla gelosia, si dette in gran moto per cercar d'appurare. Tastò le vicine; adoperò tutti i sotterfugi, per non destar sospetto, e metterle in guardia, e finalmente riseppe qualche cosa, immaginò il resto, esagerandolo.
Così restavano le cose, al regime del buio pesto. Intanto il sottoprefetto non poteva sfogare con nessuno quella rabbia che aveva in corpo; doveva fremere e tacere; sopra tutto tacere, anche col duca di Francavilla, che ad ogni tanto gli toccava il tasto delicato della propria felicit
Tacque, per la rinnovata paura di toccare un tasto falso. Dopo un'altra lunga pausa domandò: A casa tua stanno tutti bene? Bene, grazie.
Conte Ugo tese l’orecchio, e tra gli ululati del vento gli parve di udire il riso stridulo e beffardo del pellegrino. Prese allora una determinazione; messe la mano sull’elsa della spada; tastò la guaina del pugnale, come per sincerarsi che non gli mancavano le armi, ed uscì speditamente dalle sue camere. La sala era deserta, fredda e presso che buia.
Ahi, l'Inglese aveva toccato un cattivo tasto, perchè appunto l'onorevole San Giustino, il futuro Presidente del Consiglio, aveva due ragazze alle Mantellate a Firenze, e perchè nel programma dell'opposizione a cui appartenevano Varedo e Zonnini c'era una politica conciliativa verso i cattolici.
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