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Aggiornato: 19 maggio 2025


Il marchese disse all'imperatore: Sire, corre adagio tra i borghigiani, che non agisce da uomo prudente chi affronta il Taro in furore. Consiglio perciò vostr'altezza di arrestarsi alcun poco qui, fino a che la corrente non si abbassi. Il proverbio dice, l'interrompe il priore Guiberto, Che l'estrema unzione innanzi prenda Chi il Taro nel furor di guadar tenta.

Il tempo era nebbioso, tutto il giorno aveva piovuto, e cadeva ancora un'acqueruggiola come vapore. Il Taro che dovevano passare gonfiava, talchè aveva menato via anche il ponticciuolo di assicelle che i borghesi vi avevano costruito pel comodo traffico della campagna.

È nota la possanza de' Visconti: dal Taro alle Alpi, dal mar Ligure all'Adriatico tutto fu un giorno soggetto alla loro ducale corona. Non paghi delle numerose castella che aveano elevate pel piano lombardo, vollero premunire i poggi, le valli e le coste dei laghi di poderose fortezze per avervi più certo dominio e difesa. Corenno e Rezzonico videro allora costrutte le loro torri, e nel 1363 sorse un'altra Rocca, fatta in brevi anni condurre a compimento da Galeazzo Visconte, sulla montagna del Castello di Musso, sotto a quella di San Childerico. A diversit

Madonna Bianchinetta e la sua bellissima nuora erano rimaste sopra pensiero. Proponeva gran cose, l'eccelso Gian Aloise, e per accettare, come per ricusare il partito, bisognava meditarci su. Messer Filippino frattanto aggiungeva di suo, commentando l'epistola: Siamo in famiglia, e si può dire ogni cosa. I Pisani non vogliono essere oppressi da Fiorenza; e tanta è la ripugnanza loro a quel giogo, che vogliono piuttosto quello di Genova, dimenticando il colpo mortale della Meloria. Potrebbe Genova accettare l'invito, e noi di casa Fiesca goderne, se Genova fosse nostra più che non sia. La teniamo in parte, preponderandovi con l'aiuto del re Cristianissimo, a cui siamo d'aiuto pur noi, tenendogli in fede la Repubblica. Ma più teniamo e con maggior sicurezza la Riviera di Levante, quanta n'è dall'Appennino al mare tra la Scrivia e la Magra, non senza forti scolte nelle valli del Taro e della Baganza. A noi, non a Genova, si spetta di andare in soccorso di Pisa. Ma c'è qualcun altro che vorrebbe mettersi avanti in nostro luogo. Quest'altro non ve lo dice la lettera di Gian Aloise, perchè non tutto si confida allo scritto; ma egli è Gian Giacopo Trivulzio, il quale, se non forse quanto Gian Aloise Fiesco, è pur molto in grazia del re Cristianissimo. Non pare a Voi che in questo caso avr

Carlo VIII lo fece arrestare in Napoli e lo trasse poi con al suo ritorno. L'Orsini fuggì nella famosa battaglia del Taro, per cambiare di nuovo bandiera poco dopo e passare al servizio di Montpensier, il luogotenente di Carlo VIII a Napoli.

Parola Del Giorno

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