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Aggiornato: 12 maggio 2025
Lo volle morto Dio di novant'anni sul letto ed affogato dal catarro; ed i sacri leviti in grand'affanni la santitá di lui misero in carro. Deh, lettor mio, non creder ch'io t'inganni; Turpin lo scrisse, io quel ch'ei scrive narro: che al seppellir di Gano un cieco nato guarí, perché il suo corpo avea toccato.
Non potrai sederti ai miei piedi.... Lo so, ripetè Bruno. Nemmeno quando saremo soli, aggiunse Nicla, esitando un poco. E sentendosi arrossire, volse il capo perchè Bruno non vedesse. Nemmeno? egli pregò con voce supplichevole. No. Non è possibile! confermò Nicla. Abbiamo sognato! disse Bruno dolente. Nicla gli sorrise e gli prese le mani. T'inganni, rispose.
Non è che io tenga in poco conto il commercio e l'industria; si è che son nato ad altro, e son preparato per altro. Giovane come sei e col tuo ingegno, in breve tempo ti faresti la coltura necessaria per una professione più pratica! ribattè la contessa. T'inganni. Non avendo alcuna passione per il commercio, non vi apporterei nulla, rispose Bruno. E resterei sempre tra gli ultimi.
No, Enrico; t'inganni! rispose finalmente, con accento malinconico, Aloise di Montalto; non è stato un errore di prospettiva, come tu dici, nè fresco di questa sera, il mio! Gi
Io era felice di poterla contentare, e glielo dissi. Bianca, disse a voce bassa, la piccola Bianca, la nostra creatura che è laggiù, e mi additava la camera della balia, impallidisce, vien magra.... Che dici mai! t'inganni; ieri appena era rosea come un amorino. Ed oggi non lo è più, ribattè con un sorriso furbo che parea domandare dì non esser colto in fallo. Ebbene?
Raccolto in sè stesso, aspirò parecchie boccate di fumo, indi riprese: Ragazzi miei, se sapeste! L'uomo che non sa, è felice. Oh, tu.... sei felicissimo! T'inganni: pur troppo ho studiato: ho studiato al punto che arrivo a distinguere uno stivalino di donna da un principio di diritto costituzionale. Uno stivalino!
Stupendo! dissi io. Stupendo, ripetè Antonio; ma non si cambia mai scena mi pare; è un vero idillio; atto unico, scena unica... T'inganni; se ci arrampichiamo sulla vetta del Barro, vedrete l'altro versante, Valmadrera, Galbiate... Ma sempre Valmadrera e Galbiate, E il monte S. Martino e il Resegone... E quanto tempo tu consacri ogni giorno a contemplare tutto ciò?
Ma come è fuggita di casa mia, che l'avevo serrata con Isabella? CLEMENZIA. Chi? costei? GHERARDO. Costei. CLEMENZIA. Tu t'inganni, ché non s'è mai oggi partita da me: e, per giambo, s'era testé messi questi panni, come fan le fanciulle; e dicevami ch'io mirasse se stava bene. GHERARDO. Tu mi vuoi far travedere. Dico che noi la inserrammo in casa con Isabella. CLEMENZIA. Donde venite voi adesso?
Anch'esso ha il suo fascino, la sua poesia... e tu sei poeta... Ma, capisco, non riesci a persuaderti che la poesia possa trovarsi a suo agio in una miniera di zolfo. T'inganni. La poesia c'è dappertutto. Ma non la s'incontra mai alla superficie.... È come un minerale prezioso..... Per trovarla bisogna scavare. Chiacchierando così, i due amici ritornavano lentamente verso casa.
Qui poi t'inganni, pigli un granchio a secco gridò il Priore. Non c'è odio, nè altro: c'è solamente un più giusto concetto di quello che valgono. Le donne, mio caro, vanno trattate alla leggera, com'esse trattano noi. Un capriccio, una galanteria, una fermatina sull'uscio; non dico di no. Ma gli amici prima di tutto, e i giuramenti e i sacrifizi non s'hanno a fare che per essi, I loro diritti sono incontrastabili, perchè con essi c'è la sincerit
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