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Ed è chiamato Orco, cioè oscuro, percioché è oscurissimo, come nel processo apparirá. Oltre a questo l'appella Erebo nel giá detto libro, dicendo: Venimus, et magnos Erebi transnavimus amnes. E però è chiamato Erebo, secondo che dice Uguccione, perché egli s'accosta molto co' suoi supplici a coloro, li quali miseramente riceve e in tiene.

Ignoriamo qual sorte ne si riserbi, e ci raccomandiamo a vostra eccellenza. Durante gl'ingenui detti del maggiore, i suoi commilitoni con patetiche e supplici fisonomie, con le mani, alto un metro da terra, indicavano i piccirilli. Quadro di riso e di piet

E dice cosí: «Questi», cattivi, che tu odi cosí dolersi, «non hanno speranza di morte», percioché manifesto è loro l'anime essere eterne; «E la lor cieca vita», senza alcuna luce di merito, «è tanto bassa», cioè tanto depressa, avendo riguardo che in inferno sieno dannati in eterno, e su nel mondo di loro alcuna memoria non sia, e quasi sieno come se stati non fossero; «Che invidiosi son d'ogni altra sorte», di peccatori, quantunque di gravissimi supplici tormentati sieno.

Non chiedo pietá perdono: usate meco le vostre raggioni, datemi tanti supplici quanti ne può soffrir un reo. Vuo' con presta e vergognosa morte purgar gli errori che per me son avvenuti, ché i fatti dell'onore ricercano testimonio d'un chiaro sole.

E, oltre a ciò, oscura ed orrida e nel centro della terra finsero la cittá di Dite, e quivi sotto vari tormenti l'anime de' crudeli e malvagi uomini tormentarsi: per la quale chi sará che non prenda l'amaritudine dello 'nferno e i supplici de' dannati tanto quanto piú esser possono rimoti da Dio?

Perciò al francese Martino supplici or ne venivano a nome di Sicilia tutta, due sacerdoti eletti tra i più venerandi e savi del regno. Bartolomeo vescovo di Patti, e frate Bongiovanni de' predicatori fur questi. Forniano con grande animo la missione consigliata da credula miseria.

70 E se gli è tuo voler ch'egli patisca, e ch'abbia il nostro error degni supplici, almeno la punizion si differisca , che per man non sia de' tuoi nemici; che quando lor d'uccider noi sortisca, che nome avemo pur d'esser tuo' amici, i pagani diran che nulla puoi, che perir lasci i partigiani tuoi.

E l'ardito mortal che, rovesciata La licenza volgar, lo scettro prese, Volle che laude fosse a Dio ridata. Da lungo tempo augusta dalle chiese Pompa uscita non era d'alternanti Supplici turbe a fervid'inni intese, Ricordavano solo alcuni santi Vecchi le amate feste, ove il Signore Passeggiava cogli uomini preganti.

Da l’agile coppa ove i petali Di giallo velluto carnoso Dischiude in silenzio, una pallida Vïola mi fissa con guardo pensoso. Io vidi altre volte due supplici Cari occhi guardarmi così: Quegli occhi per sempre si chiusero, Con essi un amore nel vuoto sparì. Se è vero che i morti risorgono Dei tronchi nei vividi umori, Nei fili dell’erba, nei pòllini. Nei calici freschi, ridenti dei fiori,

Piovon sugli occhi che nel buio inseguono Larve d’amore non raggiunte mai, Supplici, dolorosi occhi, ove accendesi Una speranza non distrutta ancor; Piovon sui corpi che l’amplesso attendono Del Diletto che Iddio non manda mai. Fragili corpi, solitarie lampade, Gigli morenti di strano languor.