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Stupido e folle La polve degli eroi Teuta calpesta: E sul terreno ancor fumante e molle La fiera Idra plebea scote la testa; Drizzasi e fischia, e le non mai satolle Fauci spalanca, e l'aria intorno infesta; E su la fossa dei fratelli inulta La civile Discordia orrida esulta.

Tringale!... Scendi subito a terra! Vai a casa, vai a cercare il tuo padrone! Sissignore. Ma se non c'è? Se non c'è cercalo altrove. Domandane a Lisi, che è andato da un pezzo laggiù. E non far lo stupido, adesso: tu sai dove trovarlo. Dove ti manda coi libri, coi fiori? Sissignore, dalla signora contessa. Corri a dirgli che si parte fra un'ora.

Si sgomentò. E se veramente la povera Milla.... fosse proprio così malata.... per aver udito quello sciagurato colloquio! Che stupido era mai stato! E Olga lo aveva canzonato bellamente; dopo tutto!.... Mentre invece Milla l'adorava, povera creatura! Oh! !... ci voleva proprio un bravo medico, una celebrit

Fui ben cieco e stupido di non avvedermi degli eroici sforzi che faceva per reggersi e nascondermi il suo stato, A pochi passi da Königswinter si fermò, mi fece vedere il sole rovente che scendeva dietro i pioppi delle isole in un freddo cielo da inverno. Come si sente il nord! disse. Come son felice che tu veda questo paese!

A quello stupido pargoleggiare, Rosa non potè tenersi di sorridere. E si diede a lisciare il cranio calvo di Don Giovanni, mormorando parole di consolazione:

È soltanto accesa la lampadina del moro, di cui biancheggiano i denti in uno stupido sorriso immobile. Nella scarsa luce si spande fantasticamente la sinfonietta del rosso. Sul divano dorme SONIA ZAROWSKA. Bella. Biondissima. Pallida, d'un pallore latteo. E nel pallore sembrano morti i suoi occhi sigillati dal sonno, orlati di bistro e cinti da un cerchietto livido. Non è distesa, supina.

Il giovane Bonifazio non poteva soffrire la ruvida natura di quel gaglioffo, gli pareva che la pretesa di farsi rimarcare da Maria fosse quasi una sfida verso di lui, lo trovava stupido e audace, e quei sentimenti gelosi gli rivelavano l’amore per la cugina, e l’odio per Andrea.

Allora il Palavicino si provò a scuoterlo da quello stupido letargo, e fattosi dire dal custode il nome di colui, lo chiamò ad alta voce. Il Valacco piegò un momento la testa. Sai tu perchè sei qui? gli domandò il Palavicino. Il Valacco stette un momento cogli occhi fissi in chi gli aveva fatta quella domanda, poi rispose: Credo bene di saperlo. E a che pensi tu adesso?

Or geme il bosco ed or tace Ora si schiara, or s'oscura; Riposa immobile in pace, Spande la inquieta verdura. Stupido io miro la via Che sale, gira e si perde; Vorrei saper dove sia Più scuro e segreto il verde, Perchè se dai passi miei Col

Che stupido! fece il principale, con accento bonario, nello scorgere il mio imbarazzo. Ma va via: non farmi quella faccia . O che c'è forse qualche cosa di male? sei o non sei un artista? che cosa diavolo sei? ma che ti pare che ci sia da vergognarsi? che razza di uomo! Ebbene, signor , tu ami la marchesina. Io? , tu; o chi dunque? Io forse?