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Aggiornato: 20 giugno 2025
Era una bella notte serena, stellata: i cani uggiolavano, gli allocchi bubbolavano, gli assiuoli chiurlavano, le civette squittivano, i cuculi cuculiavano, i gufi gufeggiavano, le rane gracidavano, i grilli grillavano, altri insetti stridevano e gli usignuoli gorgheggiavano; mille diverse fragranze balsamiche ed aromatiche, mille odori, mille profumi, mille olezzi impregnavano l'aria; le stelle scintillavano, la luna rischiarava, i fuochi del bivacco divampavano, le lanterne dello squadrone splendevano, ed il fuoco fatuo brillava con dolce luce ed azzurrognola, tremolando, oscillando, dondolandosi, incurvandosi, assottigliandosi, ballonzolando, dimostrando con tutti i modi che madre natura ha concessi a' fuochi fatui, l'impazienza di prender l'abbrivo.
Cosa mai poteva essere accaduto alla principessa Rosmunda, ed alla intera comitiva? Manda corrieri, spedisce aiutanti: non tornano. Finalmente, disperato, chiama il capitano, che in quel giorno comandava la guardia a Palazzo e gli dice: «Figliol mio, qua dev'essere accaduto una gran disgrazia certo. Fammi il piacere: raduna il tuo squadrone.
E sia lo squadrone, sebbene io faccia assai meglio le cose mie lavorando di punta. È dunque andata, barone? È andata.
Il sangue, che trasalisce ai primi colpi e che si riscalda alle prime occhiate di sole, gli squilli di tromba, la voce dei capitani, il vedere correre e saltare i cannoni sopra i prati e piantarsi a urlare, le vedette che passano via come freccie, il luccichìo di qualche squadrone di cavalleria, che brilla in un nembo di polvere, superbo e maestoso come una legione di arcangeli; tutto ciò e più di tutto i vent'anni, che non pesano ancora sul sacco, fanno rincrescere quasi che non si faccia per davvero e che gli altri non siano disposti a lasciarsi ammazzare.
Le compagnie di dragoni, croati e corazzieri, accoppiate due a due, formavano uno squadrone agli ordini di un sergente maggiore.
«Tu favelli le parole del savio, Conte Giordano: così tu avessi favellato sempre! Omar, Hussein, Soraka!» appellava Jussuff rivolto allo squadrone: i chiamati uscirono di fila, ed egli comandò loro: «per la fede che vi tiene soggetti a me vostro Amira v'impongo, che se questo Cavaliere mi ammazzer
Quando interrogarono il luogotenente, che comandava interinalmente la compagnia, Sennacheribbo chiese di potergli rivolgere una domanda: «Tenente, se domani Ella fosse comandato con un pelottone per fucilarmi, disubbidirebb'Ella? Cred'Ella che alcun uomo dello squadrone rifiuterebbe l'obbedienza?».
I tronchi secchi degli abeti minacciavano di afferrargli l'elmo e portarglielo via: egli dovette premerlo su la nuca, si fermò per rendersi più piccolo e sollevò con la sinistra il fodero dello squadrone affinchè non gli impedisse le gambe.
«I miei figli! la Regina!» urla all'improvviso Manfredi, e senza dire parola al Cavaliere che gli cavalcava al fianco riprende il cammino che aveva percorso. «I suoi figli!» s'intese al tempo stesso da una voce che partiva di mezzo allo squadrone «salviamoli.»
Finivo di sorbire un'eccellente tazza di caffè, quando vidi entrare nella bottega il Perelli, sergente del nostro squadrone, un Meneghino puro sangue, impavido al fuoco, susurrone sempre. Oui ti Mi disse abbordandomi Ti è passata la malattia?.. Mi pare! Allora in servizio... Questo poi... Meno osservazioni... E che ho a fare!
Parola Del Giorno
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