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Aggiornato: 28 giugno 2025
L'incantato splendor che ne sfavilla, gli occhi degli aversari così offese, che li fe' restar ciechi allora allora, e cader chi da poppa e chi da prora.
Dal mondo, per seguirla, giovinetta fuggi'mi, e nel suo abito mi chiusi e promisi la via de la sua setta. Uomini poi, a mal piu` ch'a bene usi, fuor mi rapiron de la dolce chiostra: Iddio si sa qual poi mia vita fusi. E quest'altro splendor che ti si mostra da la mia destra parte e che s'accende di tutto il lume de la spera nostra,
Un'Ode del Crocco scritta per la Nascita del Re di Roma e citata dal Cantù, cantava: Si scosse il Tebro, lo squallor depose Roma, rinata allo splendor dal soglio, Ed alla maest
Come avesse, non so, tanto sofferto di tenerlo nascosto in quella veste; ch'immantinente che lo mostra aperto, forza è, ch'il mira, abbarbagliato reste, e cada come corpo morto cade, e venga al negromante in potestade. 56 Splende lo scudo a guisa di piropo, e luce altra non è tanto lucente. Cadere in terra allo splendor fu d'uopo con gli occhi abbacinati, e senza mente.
Dal mondo, per seguirla, giovinetta fuggi’mi, e nel suo abito mi chiusi e promisi la via de la sua setta. Uomini poi, a mal più ch’a bene usi, fuor mi rapiron de la dolce chiostra: Iddio si sa qual poi mia vita fusi. E quest’ altro splendor che ti si mostra da la mia destra parte e che s’accende di tutto il lume de la spera nostra,
E come a lume acuto si disonna per lo spirto visivo che ricorre a lo splendor che va di gonna in gonna, e lo svegliato cio` che vede aborre, si` nescia e` la subita vigilia fin che la stimativa non soccorre;
In quel calore, in quel frastuono, in quel vociare allegro, cordiale, espansivo dell'ora dei brindisi, in quello splendor della mensa, aveva fissa dinanzi agli occhi, come una apparizione, come una ammonizione biblica, la figura austera, ascetica del martire, rinchiuso nella segreta fredda e buia.
Vanno le donne angeliche nell'alta erba fiorita in lagrime la cenere strisciando di lor veste, E morta, ma ridente nel suo splendor celeste, portano una fanciulla tra i gigli impallidita. Di soave tristezza inebriate, il suono mandan le bianche voci. L'anima sofferente le segue umile e casta del pianto alla sorgente, ove le belle attingono la grazia del perdono.
Con tutto 'l core e con quella favella ch'e` una in tutti, a Dio feci olocausto, qual conveniesi a la grazia novella. E non er'anco del mio petto essausto l'ardor del sacrificio, ch'io conobbi esso litare stato accetto e fausto; che' con tanto lucore e tanto robbi m'apparvero splendor dentro a due raggi, ch'io dissi: <<O Elios che si` li addobbi!>>.
46 Dopo non molto la bara funèbre giunse, a splendor di torchi e di facelle, l
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