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Aggiornato: 21 giugno 2025
«Sorgi dunque da l'ombra e t'incammina «pe 'l sentier ch'io t'addito, «fin che tu giunga in riva de 'l ruscello, «ove un giorno la fata Vigorina «adagiò ne 'l fiorito «letto de l'erbe il corpo agile e bello; «ed il magico anello «che fiammeggiava più che foco vivo «mise, come in un dito, «ne 'l verde stel d'un giglio ancor captivo; «e sognò, me' che in letto di sciamito, «a 'l murmure de l'acque fuggitivo. «Or trarre ti convien da 'l gambo snello «il fin tesoro, l
Ed egli, l'amico fedele, il parente vincolato da tanta gratitudine, era andato a cercarlo nella pace fredda della morte, per dirgli: «Sorgi, povero spirito abbattuto dalle lotte, ricomincia a lottare; povero corpo sfinito dalla emorragia, torna a curvarti sotto la tua croce». No. Questo non poteva essere. Sarebbe stato crudele.
Quando cinto di raggi il capo biondo a noi ti mostri, fugge d'ogni intorno la cieca notte da l'ombrosa terra: e s'allegrano in piani, in poggi e in boschi le solitarie fiere, i vaghi augelli, e con gli armenti, pecore e bifolchi. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
«Il popolo, questo sventurato fanciullo che uomini e cose congiurano a sperdere ed abbrutire, bamboleggiò sempre sotto il giogo dei forti e degl'immutabili, ed a nulla giovò che di tratto in tratto alcuni robusti infrangessero le ritorte e gli gridassero: Sorgi e cammina. Prigioniero di fede accettata perchè poetica, veneratore d'idoli dorati, seguace di banditori ciechi e servi; egli derise e peggio lapidò i nuovi apostoli, i soldati della nuova civilt
Ah!.... Perché, dunque, struggerti, O povero cervello? Contro la Forma, il despota, Sorgi, schiavo rubello! Non ti curar degli uomini! Vivi in te stesso e pensa!.... La tua melòde immensa Non rivelar che a te! Chiuso nel tuo silenzio Ogni idïoma oblia! Del tempo e dello spazio Comprendi l'armonia! Ogni idïoma e frivolo A esprimer l'Universo! Nato a servire un verso Il mio pensier non è!!
POPPEA Deh! soffri, che, s'io pure a' tuoi piedi ora non spiro,... l'ultimo addio ti doni... NER. Oh! che favelli? Deh! sorgi. Io mai lasciarti?... POPPEA A te che giova meco infingerti? Appien fors'io non veggo, signor, che tu, sol per calmar miei spirti, or di celarmi il tuo timor ti sforzi? Non leggo io tutti i tuoi piú interni affetti nel volto amato? occhio di donna amante, sagace vede.
Tu con la tua virtù non solo allumi, non solo incendi quel che fuor si scorge, ma dove umana vista non discende, dentro passando, fai pregno il terreno di tal semenza ch'i terrestri germi producon d'ogni intorno e fronde e fiori, onde si veston le campagne e i poggi. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
Il giorno mio sen va verso l'occaso e son sepolti in tenebrosa notte i miei pensier, il cor, l'animo e l'alma. Sorgi sol del mio sol sola sembianza. Da che tolta è dal ciel tua ardente fiamma, perché 'l superno chiostro intorno splenda di mille ardori, non però ritorna il giorno al mondo infin che non ritorni tu, la cui luce ogni altra luce asconde. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
Sorgi, dicea con lamentevol grido Presso a la rosa il tenero usignolo; Quanto bella sei tu, tanto io son fido, Quanto lieta sei tu, tanto io son solo. Gi
E la virtù di lei non sol rischiara, non sol infiamma la mortal mia scorza, ma dove altro non passa che 'l suo sguardo, in me varcando, in me fa tal radice che poi germoglia in graziosa pianta, in cui fiorendo i miei gentil concetti fanno 'l mio col suo nome eterno adorni. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
Parola Del Giorno
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