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Aggiornato: 12 novembre 2025


L'altra, irresoluta, taceva, girando e rigirando la lettera fra le dita. Rispondi! Che vuoi fare? Non vuoi? Dunque alla signorina tua non le vuoi più bene? Di', non le vuoi più bene? E a un tratto ruppe, afferrandole e squassandole le braccia: O vai tu, o mi levo e ci vado io! Date qua. piagnucolava la servetta Ci vado, ci vado... La lettera era caduta a piè del letto.

Ebbene dunque, signorina, sarò forse un poco superstizioso, ma se ne sapeste la vera cagione, potreste divenirlo anche voi. Sono accadute col

«Ah! signorinadisse la vecchia, «la è un'istoria dolorosa, ed ora non posso raccontarvela; ma che dico? Non ve ne parlerò mai. Son molti anni ch'è accaduta, questa disgrazia, e non ho mai più parlato della signora marchesa se non con mio marito. Egli stava in questa casa come me, e sapeva soltanto da me certi dettagli che gli altri ignoravano.

La signorina Kitty conosce anche il segreto della cesta? Ma , figuriamoci se non ne ha la sua parte! Non ho ancora digerito il caffè, e gi

Da quel giorno, Enrico, dimenticate del tutto le bigiotterie, si dedicò totalmente alla signorina Cecilia. Il commendatore gli usava, in ogni occasione, un sacco di sgarbi, ma il commesso viaggiatore non se ne dava per inteso: egli sapeva far l'indiano se non il principe, e si sentiva largamente compensato dai frequenti sorrisi dell'incantevole Cecilia.

, certo, fame e sete! Si sta in piedi per quella santa della signorina Maria! Se vedeste come lavora e notte, con quei ditini, per aiutar la casa! Vedete, quando ci penso, non mi d

Se comandassi io... Da bravo, Michele! Sempre colla politica? Che vuole, signorina? Il dente batte.... cioè, la lingua duole.... insomma, dico che se comandassi io, la finirei senza tanti discorsi.... Ma gi

Senti, un favore da niente... Ascolta bene. Tu devi andare da Enrico... Alla ferrovia... Alle partenze, lo sai, dove si prendono i biglietti... La signorina frugava sotto l'origliere. Lo farai chiamare e gli darai questa lettera. Nella penombra la busta della lettera biancheggiava. Milia ritrasse le mani. Non vuoi? Non vuoi andare?...

Sei tu? disse la Marangi. Immobile, ritta presso il davanzale della sua finestra, la signorina Sofia la guardava. E tu che fai, Laura? La maestrina sorrise, malinconicamente. Con gli occhi indicò gli scritti sparsi sulla tavola. Non vedi? Correggo compiti. Rimasero mute per un po' tutte e due, contemplandosi. Che fai? disse la Marangi. Nulla. Nulla? Troppo poco... Tu soffri.

La servetta trasalì e levò il capo: si rizzò pure il gatto e fece arco della schiena, e sbadigliò. La voce veniva dalla camera da letto della signorina Sofia. Milia! Milia! Il gatto scese dalla finestra e s'avviò. La servetta raccolse il merlettino, il gomitolo, l'uncinetto e ammucchiò tutto sui fascicoli del romanzo. S'alzò e scosse il grembiale. La voce interna insisteva: Milia! Milia!

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