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Silvia ebbe due abiti di seta, tre cappelli nuovi, un paio d'orecchini di brillanti, un braccialetto di oro con una perla, una grande spilla col ritratto del marito ed una quantit

Metilde si asciugava le lagrime col fazzoletto listato di nero che esalava un odore soave, e colla coda dell’occhio esaminava i vestiti di Maria, che non le parevano ammodo. Si vedeva che aveva scelto il più oscuro dei suoi abiti, e portava annodato al collo un fazzoletto di seta nera.

Qui si fabbricavano eziandio per il commercio asiatico gli ormesini, specie di drappo di seta, così nominato da Ormus, d'onde venne, e ci d

S'era l'empio Demon d'intorno tolto L'orrore, e via dal crin gli angui fischianti, E dimostrava, trasformando il volto, Di ben nobile donna atti e sembianti; Svelato il seno, e tutto il busto involto Avea tra seta di cerulei manti, D'abito fra negletta e fra pomposa: Ma sovra modo a rimirar dogliosa.

Donna Livia portava quella notte un ricco mantello da viaggio, specie di zimarra di velluto nero, foderata di seta azzurra. Era la moglie di don Francesco, ora duca dell'Isola. Il cavaliere di Malta seguiva con inquietudine lo sguardo di suo cugino: forse temeva per donna Livia la collera di lui.

Quel tessitore di seta, che soleva esser pagato in ragione di tre lire il braccio per sua fattura del velluto, mentre valeva 9 lire in quel paese lo scudo d'argento; ora, ch'egli ne vale, per esempio, dodici, ancora è pagato a tre lire il braccio, sicché gli conviene tessere quattro braccia per uno scudo, che con sole tre braccia lo guadagnava.

Negli sforzi fatti tirando le labbra verso le orecchie, egli scoprì una immane rastrelliera di zanne donde sporgevano maiuscoli i due denti canini, i quali comprimevano il labbro inferiore anche a bocca chiusa. Aveva in testa un berretto bianco di tela, trinato, e legato con nastro di seta colore di fuoco: intorno al corpo gittò una zimarra di panno bianco soppannata di colore di rosa.

«Coprendomi il volto con un velo di seta nera, simile a quello che nascondeva il Conte Anselmo, allorchè mi condusse entro una prigione di Napoli per farmi conoscere mio padre

Il superbo padiglione che copriva il carro era sostenuto da quattro colonne inghirlandate con squisite dorature, ed i sedili dello stesso ricoperti di finissima e candida seta, abbarbagliavano nel fissarli.

«Levasi a lo mattin la donna mia ch'è vie più chiara che l'alba del giorno, e vestesi di seta Caturìa, la qual fu lavorata in gran soggiorno a la nobile guisa di Surìa», canta l'Antico nel poema adorno. «Il su' colore è fior di fina grana, ed è ornato a la guisa indiana; tinsesi per un mastro in Romanìa».