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Aggiornato: 16 luglio 2025


Si notavano allora certi buchi, artisticamente scavati tra le radici della gramigna o del sermolino, che andavano in linea diagonale nel profondo della terra, e dato di piglio ad un fuscellino, il più diritto e il più lungo che si potesse trovare, si frugava leggermente in quella piccola tana, fino a tanto che non si vedesse sbucar fuori un animaletto nero, dalla corazza rabescata.

Rammento il varco tra le due corna estreme, le foglie lacerate degli aloè, le tenaci erbette grasse col fiorellino giallo, gli scheggioni di quelle rupi, e giù la scogliera e la spiaggia. Qua vedo angolosi profili, qua masse tondeggianti, qua pozzetti, a tinte turchinicce e livide: e qua sul dorso certe coste che si diramano come tante catene di montagne, formando tanti valloncelli scavati dalla rabbia di corrosione, sul dorso bruciacchiato le incrostazioni biancastre dell'acqua; l

Riordinamento delle linee telefoniche rotte. I guardafili corrono sulla strada. Uno porta l'apparecchio telefonico, l'altro rotoli di filo. Incontro dei porta-ordini in biciclette veloci che ondeggiano su e giù nei vasti buchi scavati dalle granate. Il fuoco austriaco rallenta sempre più. Giungono le ultime granate colleriche disperate.

L'infinito armento umano ha lasciato sulle cose, nell'aria, per ogni dove le sue tracce. Le pietre delle soglie sono consunte; gli angoli sono smussati, scavati, allisciati e anneriti dalle centinaia di migliaia di mani che vi hanno strisciato su. Più in alto, all'altezza dei volti, le tavole serbano dei segni più vivi di questo doloroso passaggio: li direi le tracce delle anime. Sono nomi, date, frasi d'amore, imprecazioni, ricordi, oscenit

Io li ho veduti anche al Louvre, e li ho salutati con tutta l'effusione dell'anima, i miei Greci e i miei Romani. Parigi, anzichè liberarsene, aveva tentato di accrescerne il numero; tanto che, dopo le vittorie napoleoniche in Italia, la lista delle statue e dei bassorilievi segnava cento e diciassette capi di più. Nel 1815 tutta questa roba fu restituita ai legittimi proprietarii. Ma guardate quel che rimane; sono ancora migliaia di statue, centinaia di capolavori, quasi tutti levati da Roma, in trecent'anni di scorrerie, di tributi e d'acquisti. Curioso a vedere come il Mazzarino e il suo re si contentassero di rottami, scavati in Roma e offerti ai loro incaricati laggiù; ma più curioso e veramente lodevole il modo in cui furono restaurati quegli avanzi, spesso informi come l'Ajace, che si fa chiamare Pasquino su d'una piazza dell'eterna citt

Andammo oltre; le strade parevan letti di torrenti, sentieri scavati nelle roccie, tutte rialzi, fossi, scoscendimenti, macigni; alcune ripide da non poterci salire un mulo, altre strette da passarci un uomo a stento; quali ingombre di donne e di fanciulli seduti in terra; quali erbose e deserte e tutte d'un aspetto squallido, selvaggio, strano, del quale non potrebbe fornire neanco un'immagine il più meschino dei nostri villaggi, perchè quella è una miseria che serba l'impronta d'un'altra razza e i colori d'un altro continente. Girammo per un labirinto di strade, passando di tempo in tempo sotto un grande arco arabo o per un'alta piazzuola dalla quale si abbracciava con uno sguardo la valle immensa, i monti coperti di neve e una parte della citt

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