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Aggiornato: 6 ottobre 2025
Ben porta nel mio core un caldo affetto il vivo lume vostro, ch'è sì chiaro, che risplender si vede in ogni parte. Ma prenda voi per degno alto suggetto, chi al quieto Apollo è tanto caro, quanto voi sete al bellicoso Marte. XX. A Francesco Crasso La nobil valorosa antica gente, che di novo i fratelli ancisi vede, e in acerbo esilio a pianger riede, Signore, a te, s'inchina umilemente.
Noi pure eternamente in ciel vederti, O vergin, sospiriamo, E il pregarti n'è gioia, ed esser certi Che in te un'amica abbiamo. Due menti pie tua spoglia hanno raccolta E tratta a queste sponde, Ambe quell'alme a te devote ascolta, E sien per te gioconde. E chiunque a Fortunula s'inchina Gentile ottenga un core Che lieto porti alla belt
Ma ratto a quel pregar per via spedita Trasvola inestimabile fulgore, E de l'eterno Re s'inchina al piede, E sovra i suoi desir grazia gli chiede.
Miracol fu, che sentì al fin del voto crescersi forza e agevolarsi il nuoto. 50 Cresce la forza e l'animo indefesso: Ruggier percuote l'onde e le respinge, l'onde che seguon l'una all'altra presso, di che una il leva, un'altra lo sospinge. Così montando e discendendo spesso con gran travaglio, al fin l'arena attinge; e da la parte onde s'inchina il colle più verso il mar, esce bagnato e molle.
E in questo paesaggio vede la macchietta immobile di un palafreniere a cavallo. Guarda, le pare, non le pare, vede due occhi scintillanti, una faccia bruna: Oh! dice sorridendo, commossa. Drollino! Drollino s'inchina profondamente, mentre una fiamma impetuosa arrossa la tinta bruna del suo viso. Milla avvicinandosi, gli dice: Oh, Drollino! come ti sei fatto grande!
Un Pazzo la molesta coi cachinni e i sonagli: non è notte di Maggio? Quai voci tra le rame, qual rumor sulle rive? Son le danze giulive dei Paggi e delle Dame. Vogliam ballare a tondo a torno al Gonfalone: nulla di più giocondo. S'inchina il bel garzone secondo la canzone, e se vuol la ragazza, la bacia e si sollazza, come chi guida impone. Chi condurr
Non fu tolta alla colpa ogni pena Per giudizio ineffabil del Santo, Ma la coppa del duol fu ripiena Di quel Dio che coll'uomo patì. Da quel giorno s'inchina al mortale Ogni mente che inchinisi a Dio, Perch'entrambe con palpito eguale Condivisero gaudio e martìr. Da quel giorno gli spirti del cielo, Cui straniera fu sempre sventura, Santa invidia portaro all'anelo Che per Dio può con gioia morir.
42 La verginella è simile alla rosa, ch'in bel giardin su la nativa spina mentre sola e sicura si riposa, né gregge né pastor se le avvicina; l'aura soave e l'alba rugiadosa, l'acqua, la terra al suo favor s'inchina: gioveni vaghi e donne inamorate amano averne e seni e tempie ornate.
Parola Del Giorno
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