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Aggiornato: 5 maggio 2025


Ma ne l'anima altrui sol spira amori Sultana, e foco di letizia pieno; vincea con la chioma i più fin'ori, E con la tersa fronte il ciel sereno; Rubin le labbra, e su la guancia fiori Avea rosati, e d'alabastro il seno; Ed in celeste fiamma i guardi accesi Con dolce asprezza a rimirar cortesi,

Fan rosso, bianco, verde, azzurro e giallo sotto i bei palchi un relucente fregio, divisi tra proporzionati spazi, rubin, smeraldi, zafiri e topazi. 105 In mura, in tetti, in pavimenti sparte eran le perle, eran le ricche gemme. Quivi il balsamo nasce; e poca parte n'ebbe appo questi mai Ierusalemme.

Di tal fiumana uscian faville vive, e d’ogne parte si mettien ne’ fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebrïate da li odori, riprofondavan nel miro gurge, e s’una intrava, un’altra n’uscia fori. «L’alto disio che mo t’infiamma e urge, d’aver notizia di ciò che tu vei, tanto mi piace più quanto più turge;

Di tal fiumana uscian faville vive, e d'ogne parte si mettien ne' fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebriate da li odori, riprofondavan se' nel miro gurge; e s'una intrava, un'altra n'uscia fori. <<L'alto disio che mo t'infiamma e urge, d'aver notizia di cio` che tu vei, tanto mi piace piu` quanto piu` turge;

3 Quell'era armata del più fin metallo, ch'avean di piu color gemme distinto: rubin vermiglio, crisolito giallo, verde smeraldo, con flavo iacinto. Era montata, ma non a cavallo; invece avea di quello un lupo spinto: spinto avea un lupo ove si passa il fiume, con ricca sella fuor d'ogni costume. 4 Non credo ch'un grande Apulia n'abbia: egli era grosso ed alto più d'un bue.

Di tal fiumana uscian faville vive, e d’ogne parte si mettien ne’ fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebrïate da li odori, riprofondavan nel miro gurge, e s’una intrava, un’altra n’uscia fori. «L’alto disio che mo t’infiamma e urge, d’aver notizia di ciò che tu vei, tanto mi piace più quanto più turge;

Sovra ampio altar, cui porpora di Tiro Fregiata di tesor fascia ogni sponda, Erta splendea Nabateo zafiro Pur sovra base d'or mole ritonda; D'alti piropi luminoso giro Preziose colonne la circonda; Sovra loro, a mirar gran meraviglia, Posa cornice di rubin vermiglia.

Or con bel scorcio e con sue sciocche risa se n'era andato a visitar Marfisa. E le disse: Illustrissima signora, lei s'è degnata di mia povertade. Sappia ch'io l'amo e che non veggo l'ora d'esser marito della sua beltade. Un sterminato rubin trasse fuora, dicendo: Questo è della sua bontade, e vorrei che valesse mille mondi. Poscia le pianta in viso gli occhi tondi.

Di tal fiumana uscian faville vive, e d'ogne parte si mettien ne' fiori, quasi rubin che oro circunscrive; poi, come inebriate da li odori, riprofondavan se' nel miro gurge; e s'una intrava, un'altra n'uscia fori. <<L'alto disio che mo t'infiamma e urge, d'aver notizia di cio` che tu vei, tanto mi piace piu` quanto piu` turge;

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