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Aggiornato: 7 maggio 2025
Ti sembra, ch'io possa voler far del male a te o a chicchessia?» «Signora... Io.... Lei.... Come qui?» rispose la Rosmunda, non ancor del tutto rassicurata, ma vergognandosi d'avere avuto paura. La paura non era nelle abitudini de' membri di quella dinastia. «Son la tua santola, sai! sono la fata Scarabocchiona; quella, che ti ha tenuta sul fonte battesimale....» «E la vecchierella?»
E la fata leggiadrissima, compiacendo la figliozza, narrò del consiglio dato alla Rosmunda; averglielo dato perchè prevedeva e sapeva, perchè il suo libretto magico le aveva dimostro che in tal modo sarebbe accaduto quel ch'era poi accaduto di fatti: lo scombinamento degli assurdi matrimoni e la morte delle tre belve scettrate.
Un giorno, mentre stanca di piangere passeggiava sola sola nel più opaco boschetto ed appartato del giardino reale, vide sopra un sedile rustico una figura di vecchierella da muovere a compassione ed a raccapriccio chiunque. Era una nanerottola scrignuta, con le grucce; curva che il mento quasi toccava le ginocchia; tutta grinze, crespe e rughe; con gli occhi scerpellati e cisposi; senza sopracciglia; con la zucca tignosa e calva; con la pelle chiazzata e piena di croste purulente; scarna e nera come una mummia; mal coperta da cenci lerci, che brulicavano d'insetti. Questo mostricino stese la mano e la Rosmunda subito, senza dimostrar punta nausea, si frugò nelle tasche e le porse quanti spiccioli vi trovò. La vecchierella, preso il denaro, e ringraziato con voce stridula e tremante, soggiunse: «Grazie di quest'elemosina, è carit
Cosa mai poteva essere accaduto alla principessa Rosmunda, ed alla intera comitiva? Manda corrieri, spedisce aiutanti: non tornano. Finalmente, disperato, chiama il capitano, che in quel giorno comandava la guardia a Palazzo e gli dice: «Figliol mio, qua dev'essere accaduto una gran disgrazia certo. Fammi il piacere: raduna il tuo squadrone.
Cumulazione poi di barbarie, poco men che incredibile ora, ma attestata da tutte le tradizioni, il feroce uccisore sposò Rosmunda figlia e nipote dei due uccisi; e del teschio del suocero fecesi un bicchiere a banchettare. I gepidi eran distrutti; il loro nome non trovasi piú; i rimasugli si perdettero certo nelle due genti de' longobardi e degli unni-ávari lor alleati.
In questa schiera di corteggiatori, certo, non ve n'era alcuno che potesse non dispiacere alla bella Rosmunda; ed il denaro pubblico sarebbe stato meglio sprecato, mantenendo un serraglio di fiere, un giardino zoologico.
Lui, Sennacheribbo, inferraiolato anche lui, si sdraiò anche lui per le terre in disparte ed avrebbe voluto sonnecchiare e ristorarsi: ma che? Non gli riusciva di chiuder occhio. Il sangue bollente gli scorreva impetuosamente nelle vene, come metallo fuso ne' canaletti, pe' quali si dirama nel gettarsi una statua. Le arterie delle tempie gli pulsavano audibilmente al pensiero, che donna Rosmunda, per iniquo tradimento, trovavasi in balìa, in potest
La fata era donna: Sennacheribbo le apponeva carne di lodola; n'era ghiotta, come tutte, e sorrise compiaciuta: «Ma chi ti ha data la legaccia?». «L'ho rinvenuta qui per le terre» disse il giovane, e le narrò ogni cosa: la caccia; il ratto della Rosmunda; e l'intenzione sua di racquistarla o morire.
Finito l'appello, messi gli uomini per due, Sennacheribbo gli si rivolse e disse: O splendida meteora, Eccoci pronti! Orsù, Dacci il segnale, muòviti Non indugiam di più. Per vie battute e impèrvie Selve, di su, di giù, Donna Rosmunda guidaci A trar d'affanno tu!
E gli scaricabarilesi sono concordi nell'amarmi». Pure, assennata come era, la Rosmunda finì per arrendersi ai voleri paterni; ed ammettere in principio, ch'era espediente ed urgente il munirsi d'un consorte.
Parola Del Giorno
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