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Egli osservava, con maraviglia, quel mutamento di contegno e avrebbe voluto trovarne la ragione. Don Rocco ora non lo contradiceva più, anzi preveniva i suoi desideri; e siccome il gran debole di lui erano i dolci, egli non ardiva, ogni volta che ne trovava uno in tavola, domandare al solito: Come mai? Lo mangiava zitto zitto, ma un po' impensierito.

Era Damiano colla madre, e Stella, e Celso: avevano avuto il coraggio di venirne insieme ad ascoltar la loro sorte; e con essi era venuto anche Rocco, il povero matto garzone. Tacevano, e si riguardavano a ogni nome che uscisse dell'urna. Passò un'ora: in quell'ora a tante altre madri toccò di tremare o di ringraziare il Signore. Finalmente, il Commissario disse ad alta voce il nome di Damiano.

Rocco, mio Rocco!.... cominciò Damiano quasi piangendo: tu sei cento volte migliore di me.... Il Signore ti vuol bene, perchè t'ha dato un cuore, come nessuno l'ha al mondo.... Ma io, cosa potrò mai far io, per tutto quello che hai fatto per me?....

Rocco montò un po' meno agile sul bardotto, avendo in groppa il fardello del giovane; e questi innanzi, ed egli dopo, pigliarono la stradicciuola, che menava a varcare i monti, pei quali le due valli della Bormida sono divise.

Fu allora che Rocco narrò in che modo avesse saputo il caso della buona mamma Teresa, e quanto gli era noto e non ebbe cuore di palesargli la prima volta che si parlarono, l

Non è a dire se fu grande lo stupore di Rocco, quando vide apparire la signora Maddalena, sola, al buio; essa che dopo l'avemaria, non aveva posto piede fuori la soglia, forse da dieci anni.

Rocco, sull'entrata dell'antico fondaco, armato il cucuzzolo d'una berretta d'incerato, rimboccate le maniche della camicia, rimestando col pestello nel sonoro mortajo, era il tipo vivente di quella figura di garzone che sullo sfianco delle imposte di ogni bottega di droghiere e d'ogni fabbrica di cioccolatte vedesi dipinto da qualche Michelangelo da colombaie. Non c'era nessuno fra le pratiche del negozio che, capitando per la libbra del zucchero o del caffè, per l'oncia del pepe o del ginepro, non dicesse passando un motto a Rocco; il quale, dove appena gli facesse un cattivo quarto di luna, rispondeva per le rime, proverbiando ognuno a sua posta. Buon , matto; che novit

«O chi ve la vuol mangiare? sclamò uno dei giovani dalle male voglie, vedendosi guardato da Rocco a squarciasacco.

Il perdono è un bel chiederlo.... ma a quest'altra volta.... vedremo....» Giuliano non le lasciò finire l'amorevole rimprovero, ma guardandola umilmente negli occhi, le si avvicinò come per soggiungere qualcosa. Poi non trovando la parola, tenne dietro a Rocco, il quale avendolo udito arrivare, era corso mezzo brillo a pigliare la giumenta, e l'andava a riporre.

E così al dolce si mescolava sempre per don Lucio l'amaro di una lite a tavola, e il broncio di don Rocco che durava parecchi giorni.