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«Quando anche mi dessero il dominio del fulmine.... quando anche, mi fosse concesso l'impero sopra il consiglio della mente.... ed ogni cosa del creato avesse una voce che mi esaltasse, e le miriadi degli Angioli mi cantassero osanna in perpetuo, io non rinunzierei mai alla mia maledizione. Sii maledettogridò con potentissima voce Rogiero, scotendo ambe le mani sul moribondo, «e meco ti maledicano le sostanze che hanno corpo, e le intellettuali, i morti, i viventi, i non nati; possano da queste mie mani piovere zolfo e fiamme su l'anima tua, e su quella dei tuoi compagni di delitto; non vi sia bocca che non vi schernisca, non creatura che non rida alla atrocit

Non importa, non importa, purchè io non abbia a tornar più in quella casa, rinunziereì ad un regno.... Sta bene, figliolo; fa il voler tuo. Però ascolta, Mansueta è depositaria di documenti che comprovano i tuoi diritti verso il signor De Boni. Tua zia ed io abbiamo creduto conveniente, per motivi di delicatezza e nel tuo stesso interesse, di non farli valere che indirettamente.

«Rogiero!...» «Yole, sai tu da quanto tempo io porto la tua immagine nel cuore? Ella vi stava prima del palpito.... prima del nascimento; imperciocchè prima di vederti ti amassi. Nel cammino della vita ho mirato le belle figlie degli uomini, ed ho vôlto l'occhio alla terra accorgendomi che venivano da essa. Ho veduto l'altera nell'orgoglio delle sue forme, e non ho desiato. Ho veduto il rossore della timida amorosa, e non ho sospirato.... e diceva a me stesso: cuore di bronzo, non v'è grazia di amore che possa commuoverti? Ma una immagine di bellezza turbava pur troppo il mio spirito, io l'aveva tolta da sembianze mortali.... forse mi si affacciò alla mente, allorchè l'anima ristorata dal riposo torna agli ufficii della vita, e i suoi sogni sono ridenti come le rose dell'aurora. Io anelava angoscioso dietro la figlia della mia fantasia, e sovente nel delirio della passione le indirizzava parole, e: forma divina, io le diceva, esisti tu veramente? Oh! non sparirmi sul primo raggio del sole che sorge. Io per te rinunzierei alla sua luce. Vieni, celeste pellegrina, o silfide, o gnomo,¹ o angiolo, o demone, a fare lieti i giorni della mia vita, e allora Rogiero sospirer