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Aggiornato: 17 giugno 2025


Alle dieci e mezzo centinaia e centinaia di carrozze cominciavano ad arrivare davanti alla reggia di Vanderbilt e ne uscivano dame e cavalieri vestiti di ricchissimi costumi di tutte le epoche, dai colori smaglianti, carichi di gioielli, di collane, d'anelli preziosissimi. Man mano che giungevano, le coppie salivano il principesco scalone sovra il quale le statue e i busti di pietra di Caen guardavano in basso con quella stupida tranquillit

È da notarsi che non pochi degli organizzatori dei Fasci appartenevano alla classe borghese; alcuni sono agiatissimi, come il Ballerini; pochi ricchissimi vengono dall'alta aristocrazia, come il marchese di Montemaggiore e il principe di Cutò. L'organizzazione era abbastanza semplice e logica.

Poi ne' balli dell'inverno, nelle liete sagre del settembre, aveva potuto comprendere da molti indizi come ormai ci fosse più d'un cuore, di cui egli era il segreto sospiro. Ma il dottorino non lasciandosi far velo dall'ambizione, sedurre dalle offerte di ricchissimi maritaggi, che la sollecitudine di qualche amico gli aveva procurate, scelse a modo suo, e scelse molto bene.

Era una brava donnetta, una donnetta attiva e procacciante la contessa Zanze, ed era riuscita, poverissima, a farsi sposar dal conte Luca Rialdi, poco meno spiantato di lei, ma cugino degli illustri e ricchissimi Bollati, e in buoni termini con loro. Alla contessa Zanze però era occorsa molt'arte a vincer la diffidenza dei parenti di suo marito, i quali le rimproveravano, fra l'altre cose, la dubbia nobilt

Il vecchio Elia, che da parecchi momenti era divenuto un energumeno da non poter più stare nella pelle, approfittò d'un istante in cui le donne sollevavano la testa della contessa, per darle da bere, e presentò agli occhi di lei una collana d'oro, con in fondo una croce bellissima, dello stesso metallo, tempestata di diamanti ricchissimi, che abbagliavano la vista col loro splendore.

Scrittori che deridessero e sferzassero le mode barocche e le costumanze corrompitrici abbondarono pure nel secolo decimosettimo, ma per arte e per ironia acuta e fremebonda, che fa rammentare il Parini⁶¹, Gabriello Chiabrera superò tutti in due de’ suoi sermoni e piú mirabilmente in quello all’amico Jacopo Gaddi: Gaddi, ch’oggi sull’Istro e per li campi Della fredda Lamagna ami battaglie La gioventude, e sia disposta all’armi, Negar non oso, e negherò via meno Che dentro i dicchi della bassa Olanda Si rimirino popoli feroci.... Dico che nella Fiandra e nella Francia, E che dovunque il sol mostra i capegli. Nascono destre da vibrare un’asta. Da stringere una spada, ed avvi gente Da piantar palme sulla lor Tarpea: Tutto vi posso dir; bella fanciulla Appiattar non si deve, e similmente Però cosí parlai: ma d’altra parte Forte contrasterò che per Fiandra, per dovunque il sol mostra i capegli, Gente leggiadra mirerai, che agguagli La leggiadria dell’italica gente. Chi muoverassi a contraddirmi? E dove Calzar potrassi una gentil scarpetta? Un calcagnetto polito? Arroge I bei fiocchi del nastro, onde s’allaccia. Che di Mercurio sembrano i talari. Io taccio il feltro de’ cappelli tinto Oltre misura a negro; e taccio i fregi Sul giubbon di ricchissimi vermigli. Chi potr

si può dire che nascesse tra feltro e feltro, cioè di vile nazione: egli fu figliuolo del Re del cielo e della terra, e della Vergine, che era di reale progenie. E se dire volessono: ella era povera; la povertá non è vizio, e perciò non ha a imporre viltá nel suggetto; percioché noi leggiamo di molti essere stati delle sustanze temporali poverissimi, e ricchissimi di virtú e di santitá.

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