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Ciò che Gasparo Rialdi provasse alla notizia della strage di Cosenza, è inutile il dirlo. Egli giurò allora, e mantenne il giuramento, di consacrare la sua vita all'idea per la quale i suoi compagni d'armi erano caduti. Certo non era piccolo sforzo per lui il far violenza alla sua natura schietta e leale, il continuar a indossare una divisa abborrita, a servire sotto una bandiera ch'egli tradiva; però i tempi tristissimi non lasciavano libert

Era una brava donnetta, una donnetta attiva e procacciante la contessa Zanze, ed era riuscita, poverissima, a farsi sposar dal conte Luca Rialdi, poco meno spiantato di lei, ma cugino degli illustri e ricchissimi Bollati, e in buoni termini con loro. Alla contessa Zanze però era occorsa molt'arte a vincer la diffidenza dei parenti di suo marito, i quali le rimproveravano, fra l'altre cose, la dubbia nobilt

Il conte un fondo di gentiluomo l'aveva; egli capiva che il danno recato da suo figlio ai Rialdi non è di quelli che si risarciscano con l'oro, e che non era una bella cosa pei Bollati il restar con quella macchia sul loro nome, e che la contessa Zanze non aveva torto a veder una sola riparazione possibile....; quantunque fosse lecito sospettare ch'ella avesse una gran parte di colpa in ciò che era accaduto.

Fosse il fascino d'un nome che gli ricordava gli amici della sua prima giovinezza, fosse la persuasione di non poter far nulla d'efficace nella marina, Gasparo Rialdi chiese ed ottenne di entrar col grado di capitano in questo corpo che raccoglieva il fiore della cittadinanza veneziana.

Anche i Rialdi avevano dovuto lasciare la loro abitazione ed erano stati accolti presso un amico di Gasparo, in parrocchia di San Marco. Il primo pensiero di Fortunata, appena vide in salvo i suoi genitori e la sua Margherita (di non si curava affatto, la poverina), fu quello di Leonardo. Ma dove trovarlo? Come arrischiarsi ad andar fino al palazzo Bollati, ove forse, se c'erano ancora i custodi, se ne avrebbe saputo qualcosa? A badare alla gente quella era la parte della citt

Livido di sdegno e di rabbia, Gasparo Rialdi, appena ricevuto quel foglio, si presentò al suo comandante pregandolo d'accordargli un congedo d'un mese per motivi gravissimi di famiglia.

Ella non poteva soffrire quella inframmettente e pettegola cugina Rialdi e non avrebbe voluto fargliela spuntare a nessun prezzo; giacchè per lei non c'era dubbio ch'era tutto un intrigo ordito dalla Zanze, la quale adesso spargeva lagrime di coccodrillo; ma d'altro lato ella s'era tanto avvezza ad aver intorno a Fortunata, a farsene servire come da una cameriera o da una dama di compagnia, che non sapeva rassegnarsi all'idea di dover perderla.

In Boemia, in Moravia, che so io?... Indebitati fino agli occhi anche loro.... Che patatrac! La bella speculazione che ha fatto la ragazza Rialdi sposando Leonardo Bollati! Bella tanto! È stata la madre.... Lei, poveretta, s'era innamorata proprio del cugino.... E gliene aveva date le prove.... Casi che nascono! Del resto, sar

Dal canto suo Leonardo, ogni volta che vedeva da lontano Gasparo Rialdi con la sua aria marziale e la sua spada al fianco, sentiva la tremarella alle gambe, e tornava a palazzo strepitando che bisognava riparare ai proprii torti senza perder altro tempo.

La contessa Ficcanaso, per esempio, era furibonda alla sola idea che i Rialdi potessero vincere il loro punto, e urlava che sarebbe un pessimo esempio, e che tutte le ragazze sarebbero incoraggiate a far le civette e peggio, e che nessuna madre di famiglia avrebbe voluto più condur le figliuole in palazzo Bollati se fosse successo quello scandaloso matrimonio.