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Aggiornato: 11 giugno 2025


Genova 22 settembre 1859Il signore Capponi rispondeva: «Mio riverito signore. L'Accademia della Crusca, che vi elesse suo corrispondente negli ultimi giorni del marzo 1849, reputò sempre legale, e definitiva la elezione, che allora essa fece con pieni suffragi, mai cessava di onorarsene; sebbene i tempi togliessero all'Accademia la facolt

Non facendo bene, séguita che fa male; facendo male, verso cui el fa e dimostra? verso se medesimo in prima e del proximo; non verso di me, ché a me non può fare danno se none in quanto Io reputo facto a me quello che fa ad altrui. Fa danno a di colpa, la qual colpa el priva della grazia; peggio non si può fare.

Qual piú elegante verso, limato, pieno e sonoro di quello del Petrarca si può leggere? qual prosa orazione si può eguagliare di dottrina, di arte, di arguzia, di proprietade a quella del facondissimo Boccaccio? Dilché io reputo gli uomini litterati, li quali nulla delettazione di questa lingua si pigliano, essere non pur di lei ma di cortesia, gentilezza ed umanitade privi.

In monastero non vide nulla di meglio, com'è facile a credersi, per cui quando le fu condotto innanzi il duca di Pitigliano, ella, non avendo pietra di paragone che le regolasse i giudizii, a malgrado di quell'involontario torcimento di viso, fe' cenno di , e si reputò anche fortunata.

Questo vuolsi considerare, che il Pontano e il Sannazzaro napolitani erano, e devotissimi agli Arragonesi indegnamente traditi dai Borgia, e la passione non vede lume; gli uomini corrono a credere piuttosto il male che il bene per tutti massime pei potenti; i quali se beneficando sempre appena acquistano grazia, diventano segno di odio imperituro quando adoperino la potenza in danno ed in istrazio altrui. E certo io reputo indizio grande di verit

Adunque a me non potete rendere questo amore che Io vi richiego; e però v'ho posto el mezzo del proximo vostro, acciò che faciate a lui quello che non potete fare a me, cioè d'amarlo senza veruno respecto, di grazia e senza aspectarne alcuna utilitá. E io reputo che faciate a me quello che fate allui.

Gli amici lo chiamavano il Bello, e tale pareva alla signora Momina; la quale si reputò la più avventurata femmina del quartiere, quando si fu avveduta che quel giovinotto era tutt'occhi per lei, e che alla notte andava a farle la serenata col suo malinconico strumento a manticino.

Parola Del Giorno

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