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Aggiornato: 15 giugno 2025


che da quanto si è detto resta resolutissima la detta difficultá, come non si ritrovino denari in Napoli a rispetto delle predette condizioni, anzi esser maraviglia come ve ne sia quel poco che vi è; e che non lo cambio alto o basso sia causa della penuria o della abbondanza, ma le cause predette della penuria, alle quali bisogna ritrovare altro remedio che del cambio predetto; del qual si dirá apieno nella seconda e terza parte.

Terzo è l'apprezzo della moneta forastiera e libertá che corra non solo al prezzo eguale alla propria pagando la manifattura di zecca, ma piú. Quelli, che si son proposti, sono il crescimento del valore della moneta propria o bassamento di peso, far parte o tutta la moneta d'argento piú basso. Del remedio della proibizione dell'estrazione della moneta.

E questo basti per far conoscere non esser remedio impossibile, meno difficile per le ragioni predette.

Ma, dovendosi determinare se questo remedio è espediente, bisogna discorrere d'altra maniera. E prima, che beneficio genera universalmente al Regno. Secondo, che disordine può causare effettivamente. Terzo, se si può dare remedio a' detti disordini.

Nella prima apparenza par che il remedio sia singulare e vero, tanto per la ragione del guadagno quanto per l'esperienza che allega di Sicilia e dell'istesso Regno.

Ma, perché si potria dire che, se bene non genererá li benefici predetti, mentre non genera disordine, che si potria provare questo remedio per la ragione detta di sopra, perciò si ha da vedere che disordini importanti generaria.

che, non vi restando altro che dire a rispetto di quanto si promesse, si passerá nella terza e ultima parte, dove si trattará delli remedi per questo male, e in quella si disputerá d'alcune proposizioni poste e accennate dal medesimo De Santis nel suo Discorso per remedio di far venire denari in Regno.

Questo è quello vero remedio che tiene il vero obbediente; e ogni di nuovo il tiene, augmentando la virtú de l'obbedienzia col lume della fede, desiderando scherni e villanie e che gli sieno imposti e' grandi pesi dal prelato suo, perché la virtú de l'obbedienzia e la pazienzia sua sorella non irrugginiscano, acciò che, nel tempo che le bisognano adoperare, elle non venissero meno o desserli molta malagevolezza; e però continuamente suona lo stormento del desiderio e non lassa passare il tempo, perché n'ha fame.

Misera a me, che ho quel che cercai e trovato quel che non volea! onde, se lo spirito remedio non ci pone, de uccidermi sono disposta; perché manco amara è una voluntaria morte che una angosciosa vita. Ma ecco Ruffo. Presto saperrò se sperar o disperar mi debbo. Nissuno appare. Meglio è parlarli qui perché, in casa, le panche, le sedie, le casse, le finestre stimo che abbino li orecchi.

E, avendo scritto il detto De Santis in lingua volgare, ho voluto io ancora scrivere nella medesima, acciò quelli, che non intendono lingua latina e averanno letto il detto Discorso, possano considerar le ragioni dell'uno e dell'altro, e conoscere se il remedio di bassare il cambio dovea o possea essere sufficiente per fare abbondare il Regno di moneta, o pure bisogna ritrovarne altro, come da quel che segue sará chiaro.

Parola Del Giorno

fuligginosa

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