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Perciò, avendo fatto conoscere le cause, brevemente in generale, che possono fare abbondare li regni d'oro e argento, e applicatole al particolare del Regno nostro, contraponendo la cittá di Venezia con Napoli e in confuso l'altre cittá d'Italia, con dechiarazione sufficiente per la cognizione di quanto si è detto, non resta altro che discorrere nella seconda parte sopra la veritá della opinione del detto De Santis, conforme si è promesso, e nella terza parte sopra alcuni remedi e provisioni in generale, e in particulare per il Regno nostro, del modo che mi parrá espediente sopra tal materia.

E molti pochi sono arrivati a questa eccellenza, fra li quali, al mio giudizio, deve essere numerato e posto fra i primi, cosí antichi come moderni, Sisto papa quinto, il quale nel sapere conoscere gli espedienti de' suoi Stati e quel che li possea causare, e che remedi fossero necessari per li defetti, con essere pronta piú l'essecuzione che il discorso, con quanto altro bisognava per la perfetta disposizione del Stato politico, senza forsi deve essere preferito a quanti sono stati nel mondo.

Per li quali conoscere perfettamente, è stato necessario prima intendere le cause, che possano fare abbondare un regno d'oro o d'argento, dove di detti metalli non sia miniera; e dopo, da quelle inferire alla penuria e abbondanza, con le considerazioni delli mezzi e modi dell'operazioni, impedimenti e remedi di quelli, applicandoli al nostro Regno, per saper meglio l'espedienti che si possono per tale effetto tentare.

E, perché la maggior difficoltá consiste nel modo, giaché le cause e remedi son chiariti, si accennerá solamente in confuso e in generale il modo che, senza produrre inconvenienti o danno al Regno, possa generar abbondanza di moneta, removendo gli effetti della penuria prodotta dalle cause predette, non convenendo per piú rispetti dire il modo in particolare.

E tutte quasi pareno impossibili a levarsi, o difficilissime, o con ruina e danno del Regno tutto o d'infiniti particulari, che forsi, tentando questi remedi, saria un causare maggior male.

Studi giovar, e con remedi nuovi sani ben lunga infirmitá, che pria curò, ma non sanò, medica mano. Cosí il ciel, e chi può, non facci vano del tuo pronto saper l'effetto sia*, come in un tempo dilettando giovi.

Ma quelli che succedeno sempre ritrovano maggior numero di vecchi senza comparazione, da' quali intendono li disordini passati e presenti e li possibili futuri con li loro remedi; , volendosi difformare dalla loro opinione, possono fare altra provisione, mentre bisogna che siano in uno concordi, o la maggior parte vinca.

Io, non potendo soffrir che la mia cara figlia fosse posta sotterra senza darle le lacrime e gli ultimi baci, feci schiodar l'arca; e mentre la baciava tutta, intesi che sotto le mammelle li palpitava il core. Oprai tanti remedi che rivenne.

che, non vi restando altro che dire a rispetto di quanto si promesse, si passerá nella terza e ultima parte, dove si trattará delli remedi per questo male, e in quella si disputerá d'alcune proposizioni poste e accennate dal medesimo De Santis nel suo Discorso per remedio di far venire denari in Regno.

E cosí si sará complito a quanto si è promesso. Delli remedi fatti e proposti per fare abbondare il Regno di moneta. Li remedi fatti per abbondare il Regno di moneta sono questi: Primo, la proibizione dell'estrazione della moneta, tanto propria quanto forastiera, ogni sorte d'oro e d'argento. Secondo è stato il bassamento del cambio.