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Aggiornato: 11 maggio 2025
Egli non si lagnava, non serbava rancore ad alcuno, e diligente com'era faceva le lezioni di tutti. Povero figliuolo! È morto. Il signor Antonino si ricordava che alcuni anni addietro, nelle vacanze d'autunno, l'Emanuelli era venuto a fargli visita insieme a sua madre, una donna abbrunata, dalla cera pallida e dall'aria stanca come suo figlio.
Ma quella pace piena di rancore, quella partenza immediata per Parigi, che dava alla moltitudine la misura del poter suo e della obbedienza paurosa del suo re, segnavano la condanna di morte per Luigi Capeto, per l'Austriaca e pel lupicino reale. Perchè lupicino? Forse per dire con una sola parola e per via di contrapposto che i delfini, animali d'acqua salsa, non si ammettevano più.
«Ma io non ho rancore con questi signori, anzi li ringrazio d'aver offerto al governo i mezzi di rintracciarmi e arrestarmi.
Il fatto e l'errore erano ricordati in buon punto da mastro Bernardo. Il marito di Nicolosina del Carretto era dunque il nemico di cui si chiedeva la morte. E la rabbia contro un fortunato rivale, e il rancore contro una superba che lo avea dispregiato, erano dunque le cagioni del tradimento di Giacomo?
Ariberti aveva riconosciuto tra quelle gentildonne che gli passavano davanti, al braccio dei cavalieri, qualcuna delle sue e nostre conoscenze antiche; come ad esempio la baronessa Vergnani, che aveva ancora il pied d'Andalouse, ma non più la taille de guêpe, che faceva andare in visibilio il conte Candioli; e la marchesa di San Ginesio, sempre bella, a malgrado degli anni, sempre ammirabile pel suo aspetto di Giunone. Il nostro amico notò con piacere che poteva guardarla senza desiderio, come senza rancore, segno che non era più innamorato, nè impermalito con lei. E questo s'intender
E così esclamando, avevo la strana sensazione che un'altra persona parlasse a quel modo per bocca mia. Allo sdegno, al rancore si mescolava intanto quel senso di tenerezza che la rivelazione di mia madre mi aveva fatto, poc'anzi, scaturire nel cuore. E pur balbettando con rabbia, quasi per fissarmelo bene nella memoria: Rinuncio a tutto!
Chérie? Non ti pare che sia meglio finire? Che cosa? Questo viaggio, insieme. Ah!... sì. Io vorrei restare, ancora, con te ella aggiunse, gentilmente ma non serve a nulla. Non serve a nulla. Me ne vado, allora, Paolo? Sì. Tu resti? Non so. Che farai? Non so. Vuoi che io resti, Paolo? No. Trovi che ho torto? Che faccio male? No, Chérie: tu hai ragione e fai benissimo. Mi serbi rancore?
Quanti omicidii, odio e rancore verso il suo proximo, e crudeltá con infidelitá verso di me, presumendo di loro medesimi, come se per loro virtú l'avessero acquistate! Non vedendo che per loro virtú non le tengono né l'acquistano, ma solo per mia, perdono la speranza di me, sperando solo nelle loro ricchezze.
Erano le nove di sera. Nonostante le prove fisiche e morali della giornata, nonostante l'imminenza della catastrofe, la Teresa era calma, padrona di sè. Della tempesta, che aveva agitato così fieramente la sua anima nella notte scorsa, non rimaneva la minima traccia; gli ultimi tenui fili che la univano alla vita s'erano spezzati dopo la scena dolorosa con Mario. Non ch'ella gli serbasse rancore; ma nella passione senile di lui ella trovava una ragione di più per morire. Adesso, gi
Non era rancore, ma non era neppure gioia, soddisfazione, compiacimento del nuovo fiore di vita non ancora compiutamente schiuso, avviluppato dalla inconsapevolezza che guardava senza discernere come scorgevo dalla pupilla non schiarita e dai movimenti, vaghi, annaspanti, dei minuscoli ditini. E fui lieto che mia madre la riponesse sul guanciale e tornasse a ricoprirla col velo.
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