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Aggiornato: 12 giugno 2025
Nel duello successo in Cesena tra Risso e Ramorino, Cantoni era stato uno dei testimoni di Risso, e le leggi romane, rigorose sul duello, avevano obligato il Comandante della legione italiana a dover condiscendere alla reclusione del Cantoni per qualche tempo per sottrarlo a maggiori disturbi.
Il nome di Ramorino era inoltre popolare in Savoja dov'egli, credo, era nato, in Genova dove viveva la di lui madre, e generalmente in Italia dove l'orgoglio dei caduti in fondo era accarezzato dagli omaggi profusi a un Italiano. E nessuno badava più oltre. Ebbi intimazione solenne di dovermi porre in contatto con lui e offrirgli il comando della fazione.
Il 3 giugno 1849, in Roma, Ramorino, mortalmente ferito da una palla bonapartesca, chiede ai compagni perdono per la morte del suo fratello d'armi, a cui aveva tolto l'onore immortale di cader sul Gianicolo, alla difesa della Roma ideale!
La colonna dei polacchi che dovevano attraversare il lago da Nyon, affidata da Ramorino a un Grabski, commise l'inescusabile errore di separare gli uomini dall'armi: barche svizzere con soldati del contingente passarono in mezzo, s'impossessarono della zattera sulla quale erano l'armi, e condussero gli inermi prigioni.
Ramorino mi chiese, per le spese necessarie all'ordinamento della colonna, 40,000 franchi; e li diedi. L'ottobre non doveva trascorrere senza vederci in azione. Ei partì sollecitamente. Io gli raccomandai come segretario un giovine modenese, fidatissimo nostro, che doveva invigilarlo e informarmi.
Panizzi, Masina, Mameli, Daverio, Davide, Montaldi, Peralta, Minuta, Ramorino, Manara, Melara, Morosini! Che uomini! che uomini!
Questi e altri incidenti simili ci privarono a un tratto dei tre quarti almeno delle nostre forze, e quel ch'è peggio, diedero a Ramorino il pretesto che gli mancava.
Mandato, dal Comitato degli amici della Polonia in Parigi, a Varsavia, durando l'insurrezione nazionale Polacca, Ramorino, legato colla frazione capitanata dal Principe Czartoriski e dall'aristocrazia del paese, s'era condotto, negli ultimi tempi della guerra, in modo giudicato severamente dai migliori patrioti.
Ma qualunque fosse il piano strategico, è certo che il generale Ramorino, che con la Divisione Lombarda fronteggiava il Ticino nella posizione della Cava, ed a cui era stato dato ordine preciso di arrestare la marcia del nemico ove questo avesse passato il Ticino a Pavia, e, come segnale al Comando Generale del passaggio, tirare moltiplicati colpi di cannone; questo generale, contrariamente a tali ordini precisi, non sparò neppure un colpo, non fece atto di resistenza, nè si ritrasse, sopra Sannazzaro e Mortara ove corpi piemontesi avrebbero potuto trovarsi concentrati il mattino del 21 per dargli man forte, appoggiati ad ottime posizioni.
Dunque un fucile, e gli avversari marciano l'uno contro l'altro collo stesso sangue freddo con cui avrebbero camminato ad un pubblico passeggio. A dieci passi Ramorino si ferma, e punta il suo fucile al corpo di Risso, questi più veterano, e forse più destro e forte dell'altro ha gi
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