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Aggiornato: 19 maggio 2025
Era di colorito bruno, ma di un bruno caldo, con una testa superba, con grandi occhi neri, tagliati a mandorla, vivi, scintillanti come neri diamanti, sormontati da folte sopracciglia arcuate, labbra coralline, carnose, procaci che lasciavan vedere i candidi denti, che parevan purissime perle.
(comincia a convellersi nei fianchi frementi, nelle braccia alquanto aperte in su, e i convellimenti procaci seguono il ritmo morboso della melodia. Ma súbito l'inquietudine torna a serpeggiarle in tutta la persona. Il suo volto diviene sofferente. Il ritmo si spezzetta. La melodia si affioca. Le muore in gola. Ella rist
Allora la fanciulla divenne mansüeta Come un pazzo, cui nota voce d'amico accheta. Il suo viso, che l'ira aveva imporporato Tornò pallido. Il labbro, qual ferro arroventato, Restò sol di carminio. Ivi il sangue soltanto Afflüiva nei giorni della gioia e del pianto; Ed un genio, guardando quelle labbra procaci, Dovea dir: "Questa donna è nata per i baci."
Nè la memoria lo serviva meglio: non ricordava le moine, i sorrisetti, le pose procaci della bella donna davanti al cognato. Forse non aveva neppure osservato codesti fatti; certo, non capiti.
Avrebbe pur voluto dimenticare col sonno le vicende di quella notte; ma non ci riusciva, anzi faceva peggio. Gaucherin era stato ad un ballo, e gli splendori delle gemme e dell'oro, i lampi procaci della gaia giovinezza che per tante ore lo avevano esaltato e commosso, adesso gli suscitavano nell'anima un impeto d'ironia amara e feroce.
Allora e non ebbe più freno. Si mosse a cercare con calore, con una smania sempre più crescente, alimentata com'era da' suoi pensieracci: i suoi sguardi si fecero procaci, le sue parole con le donne d'una certa libert
Poi, in preda a una febbre che s'alimentava di procaci immagini di lussuria sorte improvvise nella mia mente, l'avevo seguitata: gli occhi annebbiati, le gambe che mi tremavan come giunchi, il cuore che mi martellava. La strada, svoltando bruscamente a un punto, si rinchiudeva nell'angusto arco di una gola in mezzo a cui scorreva, nascosto, un fossato, e s'adagiava una piccola casa bianca.
La sera, chiusi gli usci, chiuse ermeticamente le finestre, dopo cena, dopo aver fatto una lauta cena, gli abiti discinti, attirava a sè il bel guardacaccia: e con lui rideva, scherzava su tutto, gettava, con scoppii di risa fescennine, con motti salaci, procaci, il ridicolo su tutte le persone più rispettabili, su tutto ciò che v'ha di più alto e di più puro. E il giovinetto, gigante, fortissimo, si stupiva sempre d'una cosa, della sapienza, delle novit
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