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Aggiornato: 31 maggio 2025
51 Sopra Gradasso il mago l'asta roppe; ferì Gradasso il vento e l'aria vana: per questo il volator non interroppe il batter l'ale, e quindi s'allontana. Il grave scontro fa chinar le groppe sul verde prato alla gagliarda alfana. Gradasso avea una alfana, la più bella e la miglior che mai portasse sella.
Non manca il Prato d'avvertirmi come questa canzone sia quasi totalmente identica ad una romana data in luce dal SABATINI (Riv. di letterat. pop., 1877, vol. 1, fasc. 1, N. 13), e come ne sia la forma alquanto bastarda,
Poco avanti il mezzogiorno venne il vetturino di Poggibonsi, e Garibaldi, ringraziata la Bonfanti di tutto quello che aveva ricevuto da lei, volle ad ogni costo soddisfarla dei prestati servigi, ad onta che essa facesse del suo possibile per rifiutare la moneta, e lasciando al Cantini i suoi saluti per gli amici di Prato, e accomiatandosi dalla famiglia Bonfanti come un vecchio amico, partì insieme al compagno pel Bagno a Morbo.
Godi, Fiorenza, poi che se' si` grande, che per mare e per terra batti l'ali, e per lo 'nferno tuo nome si spande! Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali. Ma se presso al mattin del ver si sogna, tu sentirai di qua da picciol tempo di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna. E se gia` fosse, non saria per tempo.
Il Governatore el-Abbassi ci accompagnò, verso sera, fino all'accampamento, ch'era a due ore di cammino dalla sua casa, in un prato pieno di fiori e di tartarughe, tra il fiume D
Una grande ragione v'era che Garibaldi in quel momento non capiva. Dopo otto giorni, combinati accordi con altri patrioti, Garibaldi sempre guidato da Don Giovanni, prese l'Appennino, giunse a Palazzuolo, e per Pietramala, le Filigare e Prato potè arrivare a Talamone.
21 Così correndo l'uno, e seguitando l'altro, per un sentiero ombroso e fosco, che sempre si venìa più dilatando, in un gran prato uscir fuor di quel bosco. Non più di questo; ch'io ritorno a Orlando, che 'l fulgur che portò gi
Damiano prese con sè i marinai che erano venuti ad accompagnare l’almirante, e con essi e con qualche selvaggio di buona voglia andò ad eseguire i comandi dell’almirante. Archibugio e cannone lombardo furono poco stante sul prato, davanti al cacìco Guacanagari.
Carlo fece una corsa in giardino sul velocipede di Alberto, Vittorio si fece prestare una macchinetta fotografica e volle tentare di cogliere qualche gruppo. Furono serviti dei rinfreschi, dei pasticcini, che formarono la delizia di tutti quei bimbi, e il divertimento terminò con un ballo campestre in mezzo al prato.
Provatevi a interrompere un agricoltore che parla di un prato di marcita, o un veterano che descrive un campo di battaglia!
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