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Aggiornato: 12 giugno 2025
Una mattina, verso la fine di quella settimana, mentre lavorava nello studio intorno a una collezione di cammei recentemente scoperti in Aquileia, udì ad un tratto entrare nel cortile una carrozza, in cui doveva essere della gente forastiera a giudicare dall'abbaiamento con cui l'accolse prè Zuan che dormiva come di consueto al sole presso la cancellata.
Si baciarono con affetto; quindi, stretta la mano alla signora ed alla Vige, l'ospite s'avviò alla casa. Ma che bella sorpresa, Prè Letterio, che bella sorpresa! Non m'aspettavate così presto, è vero? diceva il prete sedendo nel seggiolone che la Vige aveva rotolato per lui accanto alla tavola. Eppure sono gi
Per ciò che si riguardava a lui, comandante di quella perigliosa fazione, egli doveva andarsene al suo ritrovo di Prè. Colaggiù avrebbe trovato cento uomini, con armi e munizioni giusta il bisogno, parte raccolti al pianterreno di una casa a lui gi
Così turbato dalla sua ragione e sconfortato dalle argomentazioni dell'amico, andava Lorenzo al suo posto di combattimento, in una viuzza del sestiere di Prè, alle otto di sera del 29 di giugno.
Aveva ragione Prè Letterio, disse dopo un lungo silenzio la giovane, aveva ragione quando mi scrisse che avrei trovato la bont
Fecero colazione al Pré Catelan, ma parlarono poco; Gioconda sorrideva, e il suo pensiero era lontano; Folco tentava d'allacciare una conversazione, e il suo pensiero era lontano. Mentre rientravano all'albergo il portiere si presentò ad avvertire che come gli avevano ordinato, aveva fatto notare due poltrone per lo Châtelet. Ah, disse Folco, quasi sorpreso. Sta bene. A che ora?
Ma quella primavera, con molta meraviglia della Vige e non piccola mortificazione del diligente ragazzo, il professore non scese neppure una volta al luogo favorito. Terminato appena di cenare, accendeva il sigaro e seguito da Prè Zuan, il fido cane di casa, se ne andava a fare qualche lunga passeggiata scegliendo di solito le strade meno battute ed evitando di attraversare i luoghi più popolosi.
Tacque un istante, poi come risoluta di venir a parlare, senza perdersi in vani commenti, della decisione che intendeva prendere: Avete visto Prè Letterio? gli chiese. Sì, lo vidi e da lui ebbi la dolorosa conferma di quanto sospettavo. Vi disse ch'io gli avevo scritto? Fece di più: volle ch'io conoscessi il tenore della vostra lettera.
Intorno alla mensa, con pochi altri amici, sedeva il prè Letterio Prandina venuto da Udine a passare la giornata in campagna: sedeva il conte Nardin, che tratto tratto, facendo lo gnorri, gittava delle occhiate furtive fuor dal balcone, verso il paese, senza che alcuno sospettasse affatto a ciò ch'egli pensava.
La vecchiaia è per sè stessa una brutta malattia.... Con tutto ciò, Iddio m'aiuta.... Vedete: lavoro.... Fate male, Prè Letterio, ad affaticarvi. Che volete? Non posso farne a meno. Poi i miei poverelli avevano bisogno di me. Da due settimane non avevo potuto muovermi di casa. Dovevo bene, appena ne ebbi il modo, riparare a tanti giorni perduti. Benedetto voi, siete sempre eguale.
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