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Aggiornato: 18 giugno 2025


E nell'anno passato particularmente, se da particulari non si fussero fatte venire alcune poche quantitá e di monete e d'argento in massa, giá si saria conosciuto da tutti quanto estrema penuria vi fosse, e da alcuni si sa. Le quali somme, si bene siano state piccole, sono parse grandissime e che abbino reparato alla penuria del Regno: segno evidentissimo della gran povertá.

io arei avuto ardir comparir in questa scena, se anticamente non vi fussero comparsi i Lari, gli Arturi, i Sileni, la Lussuria e la Povertá, e se l'amor che porto a queste mie carissime gentildonne non mi avesse fatto romper tutti gli ordini e le leggi. Dirò chi sia e a che fin qui comparsa. Io son la Gelosia.

Ma fa' pure quel che ti par; ché tu predichi, appunto come facea quell'altro, nel diserto. Ché anzi voglio morir: ch'è meglio assai morir ricco che viver poi stentando in povertá. Non ne farem niente. Guarda la gamba, che mi lasci mettere nel giubbon del comune! CRISAULO. Tienlo! piglia! Pigliatel presto, ché 'l vo' fare or ora appicar, cosí caldo, per la gola. È cotto, e vuol fuggire! È dato giú.

Egli trapassarebbero l'obbedienzia, ché non observarebbero il voto promesso della povertá. Essi ne vengono nella superbia, portando il capo ricto della volontá loro; e, convenendo lo' alcuna volta pure obbedire, essi non il chinano per umilitá, ma passanla con superbia, chinando il capo per forza.

come il glorioso Matteo appostolo lassò le grandi ricchezze saltando il banco, e seguitò la mia Veritá, che v'insegnò il modo e regola, insegnandovi amare e seguitare questa povertá. E non ve la insegnò solamente con parole, ma con exemplo; unde, dal principio della sua nativitá infino a l'ultimo della vita sua, in exemplo v'insegnò questa doctrina.

Ma quelli ha donato e tractane la carta nella professione, unde nelle mani del prelato renunzia a se medesimo e promecte d'observare obbedienzia e continenzia e povertá volontaria. E il prelato promecte a lui, se egli observa infino alla morte, di darli vita etterna.

Cosí questi: a Francesco povarello gli fu propria la vera povertá, facendo il suo principio della navicella, per affecto d'amore, in essa povertá, con molto ordine strecto, da gente perfecta e non comune, da pochi e buoni. «Pochi» dico, perché non sonno molti quelli che eleggono questa perfeczione; ma per li difecti loro sonno moltiplicati in gente e venuti meno in virtú: non per difecto della navicella, ma per li disobbedienti subditi e gattivi governatori.

Anco l'ebbe, e, in segno ch'egli l'aveva e dispiacevali il contrario, lassa per testamento a' figliuoli suoi per ereditá la maladiczione sua e la mia, se essi posseggono o tengono possessione veruna in particulare o in generale, in segno ch'egli aveva electa per sua sposa la reina della povertá.

Elle inpoveriscono e uccidono l'anima: fanno l'uomo crudele a se medesimo, tolgonli la dignitá dello infinito e fannolo finito, cioè che 'l desiderio suo, che debba essere unito in me che so' bene infinito, egli l'ha posto e unito per affecto d'amore in cosa finita. Egli perde il gusto del sapore della virtú e de l'odore della povertá, perde la signoria di , facendosi servo delle ricchezze.

Egli li comanda l'obbedienzia, ed egli ama la disobbedienzia; la povertá volontaria, ed egli la fugge, possedendo e desiderando la ricchezza; vuole continenzia e puritá, ed egli inmondizia.

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