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Aggiornato: 8 giugno 2025


²⁴¹ Idem, 228 sg. Giuliano finisce il primo libro del suo trattato, il solo di cui siansi conservate le reliquie, ritornando sull’accordo esistente, secondo lui, fra il politeismo ellenico ed il monoteismo ebraico, e sull’identit

In questa lettera, del resto, si sente lo scoraggiamento del riformatore che non è compreso e che ha, nella riuscita della sua impresa, minor fiducia di quella che lascia trasparire. Il tentativo di Giuliano doveva cadere ai primi passi, perchè era essenzialmente illogico e portava con un’insanabile contraddizione. Se il Politeismo avesse avuta la possibilit

Le eresie gnostiche tendevano a spingere il Cristianesimo in questa direzione, in fondo alla quale esso avrebbe ritrovato il Politeismo. Ma il movimento fu trattenuto dall’azione prudente ed efficace dei primi scrittori sistematici della Chiesa, dagli apologeti, i quali, preoccupati sopratutto dell’azione redentrice compiuta dal Cristo, tarpavano le ali della fantasia metafisica e, nell’intensa contemplazione del problema morale, chiudevano gli occhi al problema filosofico. Ma questo si presentò, in tutta la sua grandezza, nella seconda met

Quali fossero, sotto il rispetto pratico, le intenzioni di Giuliano, nell’organizzazione del suo Politeismo cristianizzato, si rileva da tre importanti documenti, il lungo frammento di lettera ad un ignoto²⁴⁷, la lettera ad Arsacio, sacerdote di Galazia²⁴⁸, e un frammento di altra lettera a Teodoro, per investirlo di un alto ufficio sacerdotale²⁴⁹. Quest’ultimo frammento si crede possa essere unito al primo, così da formare un tutto interrotto da breve lacuna. Esaminiamoli con attenzione, perchè contengono la parte più curiosa della riforma di Giuliano. E qui noi vedremo uno spettacolo strano; un condottiero eroico, un avventuriero audace che scende ai più minuti dettagli di organizzazione ecclesiastica e che scrive delle pastorali, le quali mostrano come egli prendesse sul serio la sua missione di riformatore religioso. È che Giuliano metteva in tutto ciò che faceva una singolare seriet

Dell'agitazione slava, del moto, crescente negli ultimi cinquanta anni, che affatica le popolazioni delle due zone e le sospinge a costituirsi Nazioni, dovremo parlare più volte e additare le immense conseguenze del fatto di una vasta famiglia umana, muta finora e senza vita propria costituita e ordinata, chiedente oggi, come la famiglia teutonica sul perire del politeismo, diritto di parola, e di comunione coll'altre famiglie europee. Ma possiamo intanto affermare che per quanti hanno studiato con occhio attento e profondo quel moto, il suo non lontano successo è certezza. Non si tratta più d'impedirlo o dissimularlo, ma di dirigerlo al meglio e di trarne, allontanandone i pericoli, le conseguenze più rapidamente favorevoli al progresso europeo. Il moto delle razze slave che, salutato e ajutato come fatto provvidenziale, deve ringiovanire di nuovi impulsi e d'elementi d'attivit

Noi, dunque, abbiamo visto come Giuliano cercasse di rovinare il Cristianesimo, dimostrando la debolezza della sua base storica e le contraddizioni in cui cadeva con le premesse da cui pretendeva discendere. Ma, se Giuliano si fosse limitato a questo lavoro negativo, il suo tentativo non avrebbe avuto nulla di speciale in confronto a ciò che avevan fatto Celso e Porfirio e forse altri ancora rimasti ignoti. Ora, Giuliano voleva fare qualche cosa di più. Voleva tener ritto il Politeismo antico, che per lui rappresentava l’Ellenismo, la civilt

L’apparizione del Gnosticismo cristiano che minacciava di ricondurre il Cristianesimo al Politeismo, ebbe la conseguenza di far nascere, come antidoto della dottrina falsa, una dottrina vera, d’aver quindi dato origine ad una teologia ortodossa, la quale servisse di strumento per rintuzzare gli errori gnostici.

³²² Liban., 249. Ma qualche conforto aveva pure Giuliano, in mezzo ai suoi disinganni. Grande doveva esser la sua gioia, quando qualche personaggio cospicuo della Chiesa ritornava nel grembo del Politeismo. Se non che, ciò pare avvenisse con estrema rarit

Se non che il Cristianesimo, nel quarto secolo, si era ormai tanto diffuso ed era così profondamente entrato nelle abitudini sociali che anche i suoi nemici dovevano seguirlo ed assumerne talvolta il linguaggio. Da qui, in Giuliano, una specie di ardore nella preghiera, come una fiamma mistica, che gli antichi non conoscevano. Il discorso sul Re Sole finisce con un inno. Giuliano si atteggia a devoto. Se si sente, nelle sue parole, qualche cosa di artifizioso, di scolastico, se non c’è l’estasi di Plotino che si sprofonda e si annega in Dio, se non c’è lo slancio di S. Agostino, vibrante dell’emozione di un’anima rapita in una divina contemplazione, c’è pur sempre un sentimento religioso più profondo di quello che animava i cultori del Politeismo. «Mi concedano gli dei di celebrare più volte le feste sacre, e me lo conceda il dio Sole, re dell’universo, lui, che, procede, da tutta eternit

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