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Aggiornato: 2 maggio 2025
Il fatto su narrato avveniva a circa un miglio dalla spiaggia di S. M. L. E come poteasi in quelle terribili circostanze provvedere con più validi e pronti mezzi, alla salvezza dei naufraghi se anche la barca spedita al salvataggio, erasi capovolta? La corazzata allora volse la prua verso il Golfo di S. onde deporvi i passeggieri salvati, rimorchiando il Polifemo. Ed il mare?... ironia del destino! dopo alcuni minuti è tranquillo... E i nostri quattro amici? e Lord, saranno probabilmente rimasti preda dei mostri marini, quando il mare talora pietoso, non li rigetti sulla spiaggia? Sar
Gran birichina, quella Galatea di Dameta! ma anche piena d'ingegno e di grazia nel suo discorso. Infatti il daino continua: "Oh dolci parolette "Che tante volte Galatea mi ha dette! "Vorrei che un saggio il vento "Ne portasse agii dei del firmamento." Sì, questa è la Galatea che mi piace. Ma la mia non potrebbe esser quella di Teocrito? Amata pazzamente da Polifemo, è invaghita del giovane Aci.
Parve anzi di capire dai discorsi dell’interpetre che fossero antropofagi e che avessero un occhio solo nel mezzo della fronte. Davvero, in quel maraviglioso viaggio del navigator genovese, un po’ d’Odissea non guastava, e Polifemo ci ritrovava il suo posto.
Disastro in mare. Il Novembre è imminente. Sul piroscafo ad elice, Polifemo, che faceva nel 18... il suo corso ordinario fra Genova e Catania e viceversa, trovavasi un centinaio di passeggieri, fra i quali, Alfredo, Elisa, Maddalena, Zaira col suo vecchio Jon meticcio avanese servo affezionato, e con essi il brillante amico Cirillo.
Questo Polifemo era innamorato di Galatea, la quale era una bella ninfa del mare, bella e bianca come il latte. Aveva un solo occhio, Polifemo, ma le lagrime che pioveva per la passione di Galatea non erano per ciò meno abbondanti, e i sospiri che mandava su la zampogna silvestre facevano tremare le foreste dell'Etna.
E qui, nelle notti scure e rigide d’inverno, quando il vento vi fischia sinistro, par di sentire come cupi gemiti di sepolti vivi e strida orribili di torturati e mormorii confusi ed imprecazioni feroci di giocatori al Lotto, interrotte dal monotono battere dell’immenso orologio, nel quale il poeta Meli ravvisò la grandezza dell’occhio di Polifemo.
Egli non discorreva più; mangiava: aveva davanti un'oliera con olio, aceto, pepe e sale, e ghermito per le gambe un mazzo di fanciulli, attendeva a trinciarli con un coltellaccio a modo di sparagi... Oh Dio! costui è un Polifemo in progresso; invece di mangiare uomini nudi e crudi, se li divora vestiti e conditi! e stavo per venir meno.
Allora penso: Cretino, che ti era capitata una donna col cervello sano e forte, col cervello di ragioniera, che avrebbe pensato anche per te... E tu...! Via, via, amico, pagami l'assenzio. Polifemo come sanno quasi tutti era un mostro della specie oggi scomparsa dei Ciclopi, cioè che avevano un solo grand'occhio tondo in mezzo la fronte.
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