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Perdei da lungi anch'io li sensi, e dopo gran spazio mi riebbi finalmente; più i guerrier più vidi quel nano, ma vòto il campo, e scuro il monte e il piano. 57 Pensai per questo che l'incantatore avesse amendui colti a un tratto insieme, e tolto per virtù de lo splendore la libertade a loro, e a me la speme. Così a quel loco, che chiudea il mio core, dissi, partendo, le parole estreme.

O catene, o prigioni, o sferzate ricevute da' mori, quanto veramente mi eravate piú dolci; o perigli di mare, quanto mi eravate piú soavi; o mare, mio nemico capitale, perché mi lasciasti vivo, mi hai posto in questi travagli! Andai in Barbaria per acquistare danari, e perdei me stesso; per far conti col mio compagno, vi lasciai la persona.

«Anzi che a questo monte fosser volte l’anime degne di salire a Dio, fur l’ossa mie per Ottavian sepolte. Io son Virgilio; e per null’ altro rio lo ciel perdei che per non aver ». Così rispuose allora il duca mio. Qual è colui che cosa innanzi sùbita vede ond’ e’ si maraviglia, che crede e non, dicendo «Ella è . . . non è . . . »,

Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi ai voti manchi con altri beni, ch’a la vostra statera non sien parvi». Beatrice mi guardò con li occhi pieni di faville d’amor così divini, che, vinta, mia virtute diè le reni, e quasi mi perdei con li occhi chini. Paradiso · Canto V «S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore di l

Quivi perdei la vista e la parola; nel nome di Maria fini’, e quivi caddi, e rimase la mia carne sola. Io dirò vero, e tu ’l ridì travivi: l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno gridava:

La` 've 'l vocabol suo diventa vano, arriva' io forato ne la gola, fuggendo a piede e sanguinando il piano. Quivi perdei la vista e la parola nel nome di Maria fini', e quivi caddi, e rimase la mia carne sola. Io diro` vero e tu 'l ridi` tra vivi: l'angel di Dio mi prese, e quel d'inferno gridava: "O tu del ciel, perche' mi privi?

Poscia che l’accoglienze oneste e liete furo iterate tre e quattro volte, Sordel si trasse, e disse: «Voi, chi siete?». «Anzi che a questo monte fosser volte l’anime degne di salire a Dio, fur l’ossa mie per Ottavian sepolte. Io son Virgilio; e per null’ altro rio lo ciel perdei che per non aver ». Così rispuose allora il duca mio.

All'oro dei capelli, che le scendean qual velo Sulla fronte; e che gli occhi, d'un azzurro di cielo, Coprivan quasi. "Dimmi, dimmi dunque il tuo nome?" Soggiunse mastro Spaghi, ravviando le chiome Alla bella fanciulla. "Dimmi dunque, chi sei?" "Son orfana. Bambina padre e madre perdei. "Eppure per molt'anni sono stata felice! "Son bella; ho il sangue ardente; faccio la meretrice.

Questi parea che contra me venisse con la test'alta e con rabbiosa fame, si` che parea che l'aere ne tremesse. Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fe' gia` viver grame, questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch'uscia di sua vista, ch'io perdei la speranza de l'altezza.

CLEMENZIA. E come, che ha degli anni passati cinquanta? VIRGINIO. Ch'emporta cotesto? Io so' pur quasi al medesimo; e tu sai pur s'io son buon giostrante o no. CLEMENZIA. Oh! De' par vostri se ne trovan pochi. Ma, s'io credesse che voi glie la desse, prima l'affogarei. VIRGINIO. Clemenzia, io perdei ciò ch'io avevo. Ora mi bisogna fare il meglio ch'io posso.