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Aggiornato: 9 giugno 2025
Leonardo lo interruppe: Che non perda il mio tempo al caffè od al circolo, che non mi avveleni a stilla a stilla colla noia, che non intorpidisca le fibre coll'ozio, che non corra pazzamente dietro alla felicit
Provin, provino, oh Dio! de' nostri affanni Il gran martir nei proprj lor perigli, Ed al peso sentir de' nostri danni Dannati sian lor genitori, e figli; Ma te la gioventù de' fervidi anni, O speme del mio cor, sì non consigli, Che dietro un nome lusinghier di gloria, Di te stesso, e di noi perda memoria.
Tu mi dimandi ch'Io ti spiani la figura de' tre scaloni e che Io ti dica che modo hanno a tenere a potere escire del fiume e salire il ponte. Tu sai che ogni male è fondato ne l'amore proprio di sé, el quale amore è una nuvila che tolle el lume della ragione; la quale ragione tiene in sé el lume della fede, e non si perde l'uno che non si perda l'altro.
Mi parve un uomo incaricato di venire a vedere se avevamo ancora delle giornate da vivere. Sì, o signori aguzzini, siamo languidi più di ieri, ma non siamo ancora moribondi. Anche col vitto insufficiente possiamo vivere degli anni. «La nota di ieri è stata un po' baldanzosa. Si indebolisce lentamente e lentamente mi pare che si perda la memoria.
Tosto fur sovr’ a noi, perché correndo si movea tutta quella turba magna; e due dinanzi gridavan piangendo: «Maria corse con fretta a la montagna; e Cesare, per soggiogare Ilerda, punse Marsilia e poi corse in Ispagna». «Ratto, ratto, che ’l tempo non si perda per poco amor», gridavan li altri appresso, «che studio di ben far grazia rinverda».
Tosto fur sovr’ a noi, perché correndo si movea tutta quella turba magna; e due dinanzi gridavan piangendo: «Maria corse con fretta a la montagna; e Cesare, per soggiogare Ilerda, punse Marsilia e poi corse in Ispagna». «Ratto, ratto, che ’l tempo non si perda per poco amor», gridavan li altri appresso, «che studio di ben far grazia rinverda».
Lega, lega questa chiave col funicello della viltá e dispiacimento di te e del mondo; actaccala al piacere di me tuo Creatore: del quale debbi fare uno cingolo e cignerti, acciò che tu non la perda. Sappi, figliuola mia, che molti sonno quegli che hanno presa questa chiave de l'obbedienzia, perché hanno veduto col lume della fede che in altro modo non possono campare dall'etterna danpnazione.
Prima che ella parta, prima che ella muoia, prima che io la perda per sempre, non troverò io la parola da tanto cercata? O voi, poeti innamorati, o voi, sacerdoti prostrati nella polvere, o voi tutti che nutrite un'aspirazione suprema, che rivolgete all'alto gli sguardi, non mi suggerirete voi la parola finora indarno cercata? Gl'istanti fuggono e il mio pensiero s'arresta.
Eugenio Bardelli singhiozzava. La Varedo si provò a rincorarlo. Andiamo, non si perda d'animo. È il solo che possa interporsi fra i litiganti... Si rimetta all'opera con calore, con perseveranza, con fede in sè stesso...
E voi sapete com'io sia povero diavolo, ad onta dei servigi che ho fatto ad Oldrado. Tu! tu ami l'oro! Bonello, questo è castigo d'Iddio! Tu puoi! Ma io ti risparmio il delitto! Ti amò messer Oldrado! ed Ugo diedesi a chiamare: Aimone! Aimone! È inutile, messere. Ho preveduto, è spacciato, e non risponde più. Io non consento, Bonello, che tu perda l'anima in modo così vile!
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