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Aggiornato: 10 giugno 2025


Il giorno decimo di Tisrì e ultimo dei penitenziali, è giorno di rigoroso digiuno. Vien detto iom achipurím, giorno delle espiazioni, e lo si passa intieramente negli Oratorii in continue preghiere.

Ma è soprattutto nei Penitenziali che bisogna cercare gli occulti misteri della corruzione. È l

Si purgava? compieva i doveri sacri della toilette? divideva i profitti delle ladrerie con i suoi ministri? misurava un paio di brache nuove, ciò che non gli succedeva spesso? scappellottava i bimbi?... la confessione, sempre la confessione, la preghiera, i sette salmi penitenziali, prima o dopo. Il confessore era il suo Spirito-Santo, il suo uomo per ogni bisogna.

Furono ospiti terribili. Gli ufficiali svizzeri erano buoni e cortesi, assuefatti oramai alla dolcezza della vita napoletana, avendo lasciato a Napoli casa, famiglia, figliuoli, amici; addolorati di quella guerra che sentivano inutile, addolorati per quella causa che sentivano perduta: ma i soldati non tolleravano più freno di disciplina, erano diventati ribelli a ogni ordine, si abbandonavano alla ubbriachezza, al gioco. Dopo tre giorni avevan consumato tutto il vino, tutto l'olio, tutta la farina di don Ottaviano: e chiedevano ancora, insolentemente, bastonando i contadini, sgozzando le galline. Le vecchie zie, le donne antiche di casa stavano chiuse nello stanzone di famiglia; tacevano, non osando neppure di filare, pregando mentalmente. Le serve erano in cucina, intorno a certi caldaioni dove cuocevano i maccheroni, che non bastavano mai. Tutta la notte era un cantare, un urlare, un litigare: don Ottaviano, chiuso nella sua stanzetta, leggeva ad alta voce i salmi penitenziali, per quietarsi o per stordirsi, ma non poteva dormire, il poveretto. Ma la più forte, sebbene la più minacciata, era la signora Cariclea, la moglie dell'emigrato. Lo sapevano bene, i soldati, che era la moglie di un cospiratore, di un nemico, di uno che aveva tolto Napoli a Francischiello, e ogni volta che ella compariva sulla terrazza o attraversava il cortile, vi era un mormorìo crescente di ostilit

Or dunque, accettiamo i soldi del padre ed applichiamo l'ubbriacatura pel bene dell'anima sua. E tu, mastro coniglio, non saresti dello stesso avviso? Dominus vobiscum! io mi son confessato ieri mattina! Dunque? Dunque... quando si trattasse di non dispiacervi, mi ubbriacherò con voi salvo poi a dirmi i sette salmi penitenziali. Credo in unum Deum! E mastro coniglio cantava come i preti a messa.

Ad un certo punto i fratelloni scesero a basso con stendardi neri, nere croci, cappucci del pari neri, portando torce ed incensori; si collocarono nella cappella su due file, e intonarono i salmi penitenziali. La luce vacillante delle torce, il fumo dell'incenso che saliva in alto, sembravano dar vita e moto agli scheletri; si sarebbe detto che tutte quelle ossa intonassero anch'esse l'In te Domine speravi, od il Beati quorum tecta sunt peccata. Non so se cantassero questo o altro; ma l'anima di gi

A mezzanotte mi destò il suono della campana suonavano il matutino sapevo che a quel suono un frate, l'excitator, andava di cella in cella a destare i monaci. Essi recitano i primi quattro salmi penitenziali, poi vanno in chiesa dove rimangono tre ore a cantar matutino.

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