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Aggiornato: 28 giugno 2025


Un teatro, o caffè, o giardino, più curioso di tutti è parso a me quello delle Folies Bergères, poco discosto dal boulevard Montmartre. C'è un teatro chiuso, con gallerie, platea ed orchestra; c'è un giardino, colla sua brava fontana zampillante nel mezzo, ma tutto coperto da cristalli e anch'esso con gallerie che corrono torno torno; un medesimo vestibolo vi conduce al bivio, anzi al trivio del giardino, della platea, delle scale, che mettono su, alle gallerie dell'uno e alle logge dell'altra. Da per tutto i deschetti di zinco; da per tutto i tavoleggianti, pronti a servirvi; in alcuni punti di passaggio i banchi, a cui siedono le rappresentanti dell'autorit

Cattivo augurio pel passaggio, tanto tempo meditato, del fiume! Non vorrei che l'esercito meridionale precipitasse alla sua volta in una via incassata. Ho paura gliela scavino i guastatori del re sardo! Codeste strade profonde e serpeggianti a foggia di arterie, le quali aggruppansi a Capua e facilitano le sorprese nemiche, segano in varie guise la campagna sulle due rive del Volturno.

Egli sente quel non so che di sacro, di singolare, di indefinibile, di speciale che ha l'Umbria; sente che essa è una terra privilegiata; ma allora quel privilegio speciale non le giova; anzi sembra che i goti infurino più che mai in quella terra. Dietro di loro è il deserto, e quanto si oppone al loro passaggio diventa deserto.

Dupont le dava braccio, e procurava, camminando, di rianimare il suo coraggio. Lodovico aprì un'altra porta, dietro la quale trovarono Annetta, e scesero alcuni gradini. Il giovane disse che quel passaggio conduceva al secondo cortile, e comunicava col primo. A misura che si avanzavano, un tumulto confuso, che pareva venire dal secondo cortile, spaventò Emilia.

Era il 7 settembre del 1860. Il conflitto delle diverse violente ineffabili emozioni provate in quel giorno del nostro ingresso trionfale in Napoli, immezzo a trecentomila persone che piangevano di gioia, che deliravano d'entusiasmo, all'improvviso e incruento passaggio dalla schiavitù alla libert

Avendo in quel medesimo istante spiccato un bocciolo me lo battè scherzosamente sulla spalla. Io mi rizzai e fingendo un tono di offesa dissi, scandendo le sillabe: Nemmeno con un fiore! Egli afferrò subito l'allusione, rise, e poichè la frase citata trovavasi in uno dei volumi che mi aveva mandato, questo ci servì di passaggio a un altro ordine di idee. La Querciaia è ancora in disordine?

Gli è per te diceva Sergio che quel sole s'imporpora di tanta orgia di luce; l'è te che quel piccolo fiore curioso vuole spiare al passaggio; gli è di te che quegli augelli ciarlieri chiacchierano per dirsi: Vedi mo! che begli occhi! Tu non n'

Il passaggio repentino dal voi al tu mi spiacque; la notizia m'indispettì.... Io lo imaginava, risposi. Ecco perchè non son venuto oltre da voi.... Eppure, poichè sono sempre sola, bisogner

Agenore applicava queste idee ed altre sull'antitesi a quel brusco passaggio dal bianco al nero che non poteva credere privo di significato.

Gabriele con Falco e Messer Tanaglia andavano di buon passo sulla strada che costeggiando il lago correva dritta verso il Porto del Castello, presso il quale era l'entrata comune alla fortezza. S'incontravano per quella via gran numero di persone, ed erano soldati, barcaiuoli, contadini e contadine con canestri e provvigioni di pollami, di granaglie, di frutti che recavansi al Castello, o da questo ne venivano per varie bisogna al borgo di Musso. Vedevansi pure gli abitanti d'altri paesi guidando bestie con alte some venire a mercanteggiare in quella Terra, ch'era allora la Capitale della costiera; miravansi altresì ricchi signori che vi si conducevano a diporto montati sovra cavalli doviziosamente bardati, su varii de' quali sedevano in groppa donne o fanciulle strette in abiti eleganti alla foggia dei tempi: fra mezzo a questi camminava alcun viandante e pellegrino costretto a battere quella strada onde evitare le vessazioni del viaggio per barca: e siccome l'opposta sponda e tutte le alture dei monti erano occupate da vedette e da guardie, e difese dalle artiglierie, non rimaneva alcun libero passaggio per chiunque avesse d'uopo oltrepassar Musso, movendo verso l'Alpi che procedendo alla volta di Como, fuorchè quella strada medesima praticata sulla riva. Passava questa a piedi del Castello sotto un lungo arco di massicce mura che formava una gran porta detta la Porta di Musso, la quale appoggiava il suo fianco sinistro (guardandola dalla banda di Musso) all'ultimo baluardo del Castello, ed il destro alla muraglia del porto, per cui la strada correva per lungo spazio tanto al di qua che al di l

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