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Aggiornato: 3 giugno 2025


POLISENA. Se ben i padri s'attristano al nascer delle femine, con dir che seco portano cattivo augurio di certa povertá e di poco onore; pur son state molte che hanno inalzato il suo parentado, come speriamo di costei. EUFRANONE. Ella è una gran donna; e non m'accieca la benda del soverchio amore. Mai si vide tanta saviezza e bontá in una fanciulla.

DON FLAMINIO. Dico che fate malamente, ché per sodisfare ad un vostro momentaneo appetito, e d'una finta bellezza di una donnicciola, non stimate una vergogna che sia per risultar al vostro parentado; ché ben sapete che una picciola macchia nella fama di una donna apporta vituperio e infamia a tutti.

A voi, mio suocero Eufranone, m'inchino, con ogni umiltá che devo, a ricevermi per servo: la vostra dote saranno i suoi meriti, le mie facultá communi a tutto il parentado. EUFRANONE. Ed io per genero vi accetto e per figliuolo. DON FLAMINIO. Concedetemi che vi baci la mano se ne son degno; se non, i piedi.

Deh! qual prima piangerò delle tue morti, quella del corpo o quella dell'onore? di quella del corpo non devo pianger molto, ch'essendo nata mortale e figlia d'uomo mortale, non ti potea mancare il morire; ma piangerò la morte della tua fama, ch'essendo nata figlia di padre onorato, coll'innocente tua morte hai infamato te e il tuo parentado.

PANURGO. Il parentado è cosí buono ch'io nol merito, la dote posso facilmente pagarla e giá i dinari erano in banco. NARTICOFORO. Non potrei io entrar in casa e veder questa vostra figlia cosí abrosa?

Questo è atto da uomo da bene? questa è cosa convenevole a uno amico? questo è il parentado che volevi far con esso me? chi t'hai pensato di gabbare? credi ch'io sia per comportarla? Mi vien voglia... VIRGINIO. Di che cosa ti lamenti di me, Gherardo? che t'ho io fatto? Io non cercai mai di far parentado teco. Tu me n'hai rotto il capo uno anno. Ora, se non ti piace, non vada avanti.

Pietro ebbe paura, e si mosse a balbettare: e Peppe, per sfregio, gli dette delle due dita aperte sul naso, gli sputò in faccia, e lo chiamò «rognoso» minacciando d'appioppargliela di quelle che levano il pelo, se non pensasse a metter giudizio. Tanto lui lo sapeva chi erano i Sala! Otto giorni dopo si concluse il parentado.

Fu inanzi agli altri il duca degl'Inglesi ad esser ritornato in uman volto; che 'l parentado in questo e li cortesi prieghi del buon Ruggier gli giovar molto: oltre i prieghi, Ruggier le diè l'annello, acciò meglio potesse aiutar quello. 17 A' prieghi dunque di Ruggier, rifatto fu 'l paladin ne la sua prima faccia.

E prima maritò la maggiore a Luigi IX di Francia con moltissima dote; per la quale cosa essendo ripreso dal Conte, rispose: «Lasciatemi fare, Monsignore, ch'essendo maritata bene la prima con gran costo, mariterete le altre con minore, a cagione del suo parentado.» E il fatto accadde come egli aveva preveduto: imperciocchè Eduardo III d'Inghilterra, per essere cognato del Re di Francia, tolse la seconda con dote minore, ed in appresso Riccardo di Cornovaglia, suo fratello, eletto Re dei Romani, la terza.

Roberto, invece, dichiarò al nipote che la condotta di lui era assurda, per non dir peggio; Filippo aveva messo lo scompiglio nel parentado, in causa d'una ragazzetta, d'una monella, e tutti erano addosso allo zio, come al più vecchio, perchè si valesse della sua autorit

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