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Aggiornato: 25 ottobre 2025
Poi, avendo il Principe desiderato un mezzo sicuro per restare in relazione con loro, Attilio, su d'un pezzettino di carta tanto piccolo da potersi inghiottire al bisogno, scrisse a Regolo una linea di riconoscimento pel Principe. Il resto della giornata fu impiegato a seppellire i morti, che non eran pochi, ed alla cura dei feriti, sì gli uni come gli altri quasi tutti papalini.
Frattanto Garibaldi spingendosi verso Roma, riportava il 25 ottobre la splendida vittoria di Monte Rotondo, prendendo ai pontifici 200 prigionieri e tre cannoni. Nei giorni seguenti nuovi trionfi segnalano l'avanzarsi dei garibaldini che inseguono i papalini fin sotto le mura di Roma. Gi
La signorina Parabiano ha dunque un fratello? interruppe Andrea, colla voce rauca. Egli si sentiva soffocare dalla flemma della vecchia contessa. Sicuro: e anca lu, pezo che pezo! Adesso dev'essere per l'appunto a fare del chiasso nelle Romagne, con Garibaldi... buffoni! In quei giorni il generale Menabrea aveva rovesciato Rattazzi, e Garibaldi, coi volontari, metteva in fuga i papalini.
Fu contrario alle fortune della rivolta il combattimento di Bagnorea del 5 ottobre, nel quale 350 insorti attaccati da 1200 papalini, dopo avere strenuamente combattuto, sopraffatti dal numero, furono astretti a ripiegare nei boschi di Goti e di Sipicciano, lasciando nelle mani degli zuavi cento prigionieri, che vennero tradotti nelle carceri di Civitavecchia.
Il governo italiano ci avversava a viso aperto come ribelli e banditi, onde difficilissimo riusciva il procacciarci vettovaglie, indumenti e munizioni; le nostre truppe, in parte smaniose al pari di Bixio in Perugia di venirci in aiuto, dovevano invece rimanersene vane spettatrici del formidabile torneo coll'arma al piede, e data la contingenza, farci magari fuoco addosso; l'arrivo dei francesi era pronostico di guerra eccessivamente sproporzionata per numero e per arnesi di combattimento, i papalini se n'erano ringalluzziti e ne avevano i movimenti più liberi, ed omai la era una follia l'attendere prima d'una nuova nostra strepitosa vittoria la rivoluzione in Roma.
«Amico, o non amico, tu hai da condurci ove si trovano i papalini e subito!» era la risposta del fiero calabrese. E non v'era tempo da riflettere, ma ubbidire.
Verso mezzodì arrivò il primo gruppo di prigionieri, circa 400, scortato da papalini e da francesi. Essi camminavano disinvolti, con ostentata tranquillit
Si aggiunga a tutto ciò gran numero di fanatici, preti e monaci che coll'abito di mercenari frammischiati ai soldati papalini, li eccitavano all'eroismo delle carneficine promettendo loro in ricompensa la gloria del paradiso oltre alle ricompense di molto oro e quant'altro potevano desiderare. Di costoro se n'eran trovati in Monterotondo coi zuavi prigionieri. Povero popolo di Roma!
E Clelia non l'aveva essa riconosciuto il suo Attilio nel ruggito che avevan mandato agli assalitori? Oh sì! quando il grido di quei dieci fece risuonar le volte del castello e tanto spavento suscitò nell'anima dei papalini, Clelia abbandonò un'arma che aveva allora terminato di caricare e volò a un balcone da dove potè osservare la scena.
Cucchi, Bossi, Adamoli, alla testa del loro nucleo di popolo fecero prodigi di valore, e s'impadronirono di una parte della caserma degli zuavi armati di soli revolver e coltelli. Vi furono delle pugne tra popolani e papalini, ove coi denti, in mancanza di altre armi, furono sbranati i nemici.
Parola Del Giorno
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